Secondo uno studio pubblicato su Nature, il clima sembrerebbe guidare sia lo sviluppo del parassita della malaria, sia il comportamento delle mosche che lo trasportano. Sebbene un’epidemia di malaria interessi soltanto una piccola percentuale di casi nel mondo, nelle regioni più colpite contribuisce a un significativo aumento delle morti dovute a fattori endemici. Tim Palmer e i suoi colleghi dello European Centre for Medium Range Weather Forecasts, in Inghilterra, hanno sviluppato un sistema computerizzato, chiamato DEMETER, che utilizza i dati climatici per prevedere alti e bassi nell’incidenza della malattia. I ricercatori lo hanno sperimentato con successo per predire in modo retrospettivo le epidemie del Botswana del 1982 e del 2002. Già uno studio precedente aveva stabilito che monitorando la piovosità e la temperatura della superficie del mare si poteva prevedere il picco della stagione malarica con un mese di anticipo. Ma avendo a disposizione ulteriori quattro mesi, gli scienziati sono convinti che gli insetticidi potrebbero essere posizionati in modo più strategico e le provviste di medicinali gestite meglio. (m.r.)
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