Categorie: SocietàVita

Quando la peste cambiò il lavoro femminile

Dire che la peste nera abbia aiutato l’emancipazione delle donne forse è un po’ troppo avventato. Eppure, un articolo pubblicato su Science identifica proprio nell’epidemia che ha devastato l’Europa intorno al 1350 uno degli elementi principali che ha cambiato per sempre il ruolo femminile nel mondo del lavoro. In seguito, lo sviluppo di tecnologie e di nuovi modelli culturali avrebbe dato la spinta finale verso la società moderna. Insomma, alla base del capitalismo non c’è solo una infezione mortale.

Qui i numeri parlano chiaro: l’epidemia del 1350 ha ucciso quasi un terzo della popolazione europea, creando un vuoto nel mondo del lavoro che è stato colmato proprio da donne e bambini. Eppure secondo Alberto Alesina, economista italiano presso la Harvard University e autore dell’articolo, il vantaggio femminile innescato dalla peste nera non è solo di carattere demografico. In una Europa con grandi distese di terra da coltivare e pochi braccianti sopravvissuti, la paga media del XIV e XV secolo è cresciuta fino a creare uno stato di benessere tale da rivoluzionare l’intero settore.

In pratica, i contadini più benestanti avrebbero lentamente introdotto nuove tecnologie agricole che determinarono un nuovo equilibrio tra uomo e donna. Da quel momento, secondo Alesina, femmine e bambini iniziarono a affiancare attivamente i maschi adulti nella cura delle coltivazioni. Di per sé la presenza sempre maggiore di donne capaci di sostenere lavori comunque estenuanti causò un incremento dell’età matrimoniale (una famiglia avrebbe ceduto poco volentieri un buon paio di braccia).

Di conseguenza, anche la nascita di figli all’interno del matrimonio subì uno slittamento verso l’età più adulta. Secondo Alesina, con il passare dei secoli ci si sposava sempre di più dopo i vent’anni e non più sotto i diciotto come accadeva all’epoca della peste nera. Nel nuovo scenario, le famiglie contadine riuscirono per la prima volta a trovare la strada che portava all’emancipazione culturale. Uomini e donne avevano finalmente a disposizione denaro e tempo libero da dedicare a qualcosa di diverso dalle zolle di terra arse dal sole.

Il ruolo della peste nera svanisce quindi tra le pieghe del tempo, dato che il vuoto demografico causato dall’epidemia è stato solo il primo passo verso la vera emancipazione. Per Alesina, il merito più grande va attribuito alla rivoluzione protestante che ha diffuso l’alfabetizzazione tre le fasce più povere della popolazione. Non a caso, secoli dopo è stato proprio il nord Europa a cavalcare l’onda dell’industrializzazione. E le donne? Il loro contributo alla storia dell’umanità (vedi Galileo: I primi artisti? Erano donne) è stato fondamentale, sebbene poco o mal riconosciuto. Lo sappiamo tutti, ma ce ne dimentichiamo troppo spesso.

Riferimenti: Science  Doi: 10.1126/science.1246228

Credits immagine: HSBC UK Press Office/Flickr

Lorenzo Mannella

Si occupa di scienza, internet e innovazione. Laureato in Biotecnologie presso l'Università di Pisa, ha frequentato il master SGP in comunicazione scientifica presso Sapienza Università di Roma. Collabora con Galileo dal 2011. Scrive per Wired, Sapere e L'Espresso.

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