Qual è il segreto di un violino Stradivari? Il mistero nascosto nell’ineffabile dolcezza del suono delle corde, secondo uno pubblicato su Nature, non deriverebbe solo dalla maestria degli antichi liutai, ma anche dalle sostanze chimiche usate per trattare il legno. Il biochimico Joseph Nagyvary della Texas A&M University ha analizzato attraverso la risonanza magnetica nucleare e la spettroscopia a infrarossi la composizione dei materiali dei pregiati violini italiani.
L’analisi di cinque strumenti del Settecento, tra cui due Stradivari e un Guarnieri, ha permesso agli scienziati di riscontrare effetti di ossidazione e di idrolisi nel legno. Queste tracce fanno supporre che il legno fosse stato precedentemente bollito in una soluzione contenente rame e diversi sali minerali. Con lo scopo di proteggere il legno da tarli e muffe, i maestri liutai avrebbero quindi conferito ai loro violini quella sfumatura e quella pienezza del suono che li ha resi fino ad oggi inimitabili.
Per trovare una conferma alla sua suggestiva ipotesi, Nagyvary ha fatto costruire un violino con un legno trattato in una soluzione simile a quella che avrebbero usato gli artigiani del XVIII secolo. Il risultato è stato un apprezzamento pubblico da parte dei musicisti della Japan Society of Applied Physics in Tokyo. Uno Stradivari, di cui sono rimasti solo 600 esemplari, può costare sino a 10 milioni di dollari. E forse non è un caso che Nagyvary abbia voluto tener segreta la sua “formula magica”. (g.d.)
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