Un display prêt-à-porter

Riuscite a immaginare di indossare un vestito che si illumina alimentandosi con la luce solare e permette di visualizzare messaggi elettronici come fosse un piccolo schermo? L’idea non è fantascientifica: è una delle tante promesse di un progetto di ricerca che sta partendo in questi giorni con l’obiettivo di portare sul mercato di grande consumo gli oled (Organic Light Emitting Diode,  ovvero diodo organico a emissione di luce). La tecnologia permette di realizzare display a colori con la capacità di emettere luce propria. Entro tre anni, secondo Alison Walker, ricercatore dell’Università di Bath (Inghilterra) e coordinatore del progetto, sarà possibile realizzare abiti economici costituiti dai display organici.

Questi sottilissimi schermi si basano su pellicole composte di catene di molecole contenenti carbonio, in grado di condurre elettricità e trasformarla in luce (e viceversa). La loro caratteristica è quella di essere flessibili: potrebbero quindi essere indossati in modo da veicolare informazioni multimediali, applicazione interessante per le divise di polizia o del personale sanitario delle ambulanze.

I display Oled, inoltre, sarebbero molto più efficienti delle normali lampadine, che potrebbero così essere rimpiazzate da placche luminose più accattivanti. In realtà, questo genere di dispositivi è già presente negli attuali schermi dei telefonini o nei lettori musicali, ma non è ancora abbastanza efficiente per superfici più estese, come gli schermi televisivi.

L’obiettivo del consorzio Modecom, che comprende nove centri di ricerca  europei, statunitensi e cinesi, è quello di sviluppare nuovi materiali più resistenti e flessibili, così da immaginarne gli usi più fantasiosi. Dalle cosiddette “finestre trasparenti”, che emettono luce in zone buie meglio di una lampadina, ai vestiti in grado di cambiare colore o di fornire piccoli messaggi di avvertimento, a sorgenti a energia solare per ricaricare il telefonino. (m.cap.)

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