Giorgio Fidenato: “Continuerò a coltivare mais transgenico”

A poco più di un mese dalla bocciatura da parte del Consiglio di Stato, Giorgio Fidenato, imprenditore agricolo friulano, non si arrende: “Ho seminato simbolicamente una cinquantina di piante, e sicuramente continuerò a coltivare mais Ogm. Nel 2010 il mio campo è stato sequestrato preventivamente per due anni. Solo nel 2013 sono stato assolto dalla Corte di Giustizia, visto che il decreto legislativo 212 del 2001 non era conforme al diritto europeo. Nello stesso anno, però, l’Italia ha adottato un nuovo decreto di urgenza, ancora una volta in opposizione alle decisioni europee, privo di qualsiasi supporto scientifico”.

Ricapitoliamo. Il 23 gennaio scorso il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, il Ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina, e il Ministro dell’ambiente, Gian Luca Galletti, hanno  prorogato di diciotto mesi il Decreto del 18 luglio 2013, nel quale si proibisce la coltivazione di mais geneticamente modificato MON810. La proroga ha recepito una direttiva europea del 13 gennaio che permette agli stati membri di limitare o addirittura vietare le colture Ogm sui propri territori nazionali (vedi Galileo: Ue, sugli ogm ogni stato deciderà per sé). “Il divieto di fatto diventa ora un divieto di diritto”, spiega Fidenato: “In Europa solamente Spagna, Portogallo, Slovacchia e Romania hanno dato il via libera alle coltivazioni gm”. Intanto l’Isaaa, l’organizzazione internazionale che si occupa di diffondere i dati sulla biotecnologia agricola, conferma l’aumento della superficie mondiale destinata alle coltivazioni transgeniche per il diciannovesimo anno consecutivo.

Ma allora perché in Italia viviamo invece in questa situazione? Fidenato non ha dubbi: “Si tratta prevalentemente di una questione politica e ideologica, visto che l’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, fa i suoi controlli sui pesticidi, sui farmaci e sugli Ogm, ma poi alla fine boccia sempre e solo le colture geneticamente modificate”. Una questione molto complessa, non priva di punti oscuri, soprattutto per quel che riguarda l’utilizzo degli Ogm nei mangimi per animali: “Io personalmente compro i semi in Spagna e non ho problemi legali a rivendere il prodotto agli allevatori italiani”, spiega l’imprenditore: “Gli animali vengono nutriti continuamente con organismi geneticamente modificati. La gallina romagnola della signora Maria e il pollo da allevamento intensivo mangiano entrambi soia gm, dicitura riportata addirittura sulle etichette delle confezioni in vendita”.

A quanti si battono a favore del biologico e contro le coltivazioni transgeniche Fidenato risponde: “Io sono a favore dei prodotti biotech, per i quali si utilizzano prodotti chimici di sintesi in quantità minime. Essendo originario della provincia di Udine, quando ero piccolo, negli anni Sessanta, si mangiava solamente biologico. Molto raccolto però era marcio, senza contare i livelli abbastanza elevati di rame e di zolfo, utilizzati come fungicidi e insetticidi. Se la filosofia del biologico è di non utilizzare prodotti chimici di sintesi, rame e zolfo sono comunque necessari, sebbene ad alti livelli possano generare il rischio di tossicità. Il problema non è quindi la chimica in sé, ma come questa viene utilizzata: sono infatti necessari più controlli. La purezza nel mondo non esiste”.

Credits immagine:  pittigliani2005/Flickr CC

Articolo prodotto in collaborazione con il Master sgp della Sapienza Università di Roma

 

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