Scienza made in Italy (or by Italians)

    Anche questa settimana è stata particoilarmente “variegata” e ricca. Le notizie arrivano dalle università Sapienza di Roma, Verona, Milano e Trento; e poi da Inaf, Infn, Irccs Santa Lucia e Cnr.

    Un gruppo di ricerca dell’Inaf ha realizzato per la prima volta uno studio su un insieme di galassie distanti 12,9 miliardi di anni luce. Nell’articolo, pubblicato sulla rivista The Astrophysical Journal, viene dimostrato come questi oggetti siano ancora parzialmente avvolti nella “nebbia primordiale”, composta da idrogeno neutro, che ha permeato l’Universo per centinaia di milioni di anni dopo il Big Bang. Grazie all’analisi dei dati ottenuti con il Very Large Telescope dell’Eso e con il telescopio spaziale Hubble è stato possibile calcolare con precisione la loro distanza e la quantità di radiazione ultravioletta assorbita. I dati suggeriscono che siano state proprio queste prime galassie a innescare il processo di re-ionizzazione, ovvero il meccanismo che ha reso il gas che riempiva l’Universo sempre più trasparente alla radiazione ultravioletta (E. Vanzella, L. Pentericci, A. Fontana, A. Grazian, M. Castellano, K. Boutsia, S. Cristiani, M. Dickinson, S. Gallozzi, E. Giallongo, M. Giavalisco, R. Maiolino, A. Moorwood, D. Paris, P. Santini – “Spectroscopic Confirmation of Two Lyman Break Galaxies at Redshift Beyond 7”, The Astrophysical Journal; doi:10.1088/2041-8205/730/2/L35).

    Uno studio dell’Università Sapienza e dell’Irccs Santa Lucia di Roma ha dimostrato che l’esperienza del dolore può favorire l’emergere di una prospettiva egoista, volta alla massimizzazione del guadagno personale. Il risultato suggerisce che lo stato fisico giochi un ruolo fondamentale nelle interazioni interpersonali. I ricercatori hanno usato un laser per indurre calore e dolore durante un gioco che consisteva nel fare delle proposte economiche e rispondere ad altre. Ebbene, le persone sottoposte allo stimolo doloroso facevano proposte meno eque ed erano più inclini ad accettare le offerte. Lo studio è stato pubblicato su PLoS One (Alessandra Mancini, Viviana Betti, Maria Serena Panasiti, Enea Francesco Pavone, Salvatore Maria Aglioti – “Suffering Makes You Egoist: Acute Pain Increases Acceptance Rates and Reduces Fairness during a Bilateral Ultimatum Game”, PLoS One; doi:10.1371/journal.pone.0026008).

    Usando l’approccio dell’ibridazione fluorescente in situ (tecnica utilizzata per rilevare e localizzare la presenza o l’assenza di specifiche sequenze di Dna nei cromosomi), gli studiosi dell’Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica del Cnr hanno fornito per la prima volta un’analisi dettagliata, a livello della singola cellula, di copie di Dna durante lo sviluppo fisiologico nel fegato. I ricercatori hanno così dimostrato che l’aneuploidia (anomalia che riguarda il numero dei cromosomi) e l’instabilità del Dna sono caratteristiche normali in alcune cellule del fegato di un adulto (epatociti binucleati). Lo studio, pubblicato su PLoS One, suggerisce come ciò potrebbe essere correlato alla particolare funzione delle cellule epatiche che, essendo continuamente sotto stress, potrebbero essere predisposte all’instabilità genica (Francesca Faggioli, Paolo Vezzoni, Cristina Montagna – “Single-Cell Analysis of Ploidy and Centrosomes Underscores the Peculiarity of Normal Hepatocytes”, PLos One; doi:10.1371/journal.pone.0026080).

    Ricercatori della Leibniz University di Hannover, della Aarhus University, dello European Laboratory for Non-linear Spectroscopy (Lens) e della Università basca Euskal Herriko hanno migliorato la precisione degli orologi atomici. Uno loro studio pubblicato su Science http://www.sciencemag.org/ e a cui ha contribuito anche un ricercatore dell’Istituto Nazione di Ottica e del Bec Center dell’Università di Trento, dimostra infatti come l’uso in questi apparecchi di particelle entangled, preparate a temperature vicine allo zero assoluto, potrebbe eliminare l’incertezza sulle misure di tempo. Il miglioramento potrebbe essere usato anche nei sistemi Gps e per la sincronizzazione più precisa di circuiti elettrici, o applicato al web (B. Lücke, M. Scherer, J. Kruse, L. Pezzé, F. Duretzbacher, P. Hyllus, O. Topic, J. Peise, W. Ertner, J. Arlt, L. Santos, A. Smerzi, C. Klempt. “Twin matter waves for interferometry beyond the classical limit”, Science; doi: 10.1126/science.1208798).

    Un sistema di contromisure molecolari di protezione degli Rna dall’attacco di specifiche molecole inibitrici è stato scoperto dai ricercatori del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie “C. Darwin” della Sapienza. Il risultato, pubblicato dalla rivista scientifica Cell, rivela che esistono meccanismi di risposta all’azione dei microRna che bloccano la funzione dell’Rna messaggero, spesso portandolo a distruzione. Tali sistemi di contrattacco sono attuati da altre molecole di Rna (Rna decoy) che non codificano per le proteine, ma che hanno sequenze in grado di attirare su di sé i microRna, impedendone il lavoro inibitorio. Nello studio è stato dimostrato che l’azione di tali molecole è fondamentale nel controllare il corretto differenziamento delle cellule muscolari, motivo per cui la ricerca potrebbe essere utile anche alla comprensione di patologie come la malattia di Duchenn, la forma più grave di distrofia muscolare che si manifesta in età pediatrica (Marcella Cesana, Davide Cacchiarelli, Ivano Legnini, Tiziana Santini, Olga Sthandier, Mauro Chinappi, Anna Tramontano, Irene Bozzoni – “A Long Noncoding RNA Controls Muscle Differentiation by Functioning as a Competing Endogenous RNA”, Cell; doi: 10.1016/j.cell.2011.09.028).

    Usando uno dei rilevatori di neutrini più sensibili del pianeta, un team internazionale di fisici che include i ricercatori del Dipartimento di Fisica dell’Università di Milano, dell’Infn e della University of Massachusetts Amherst, è riuscito a misurare il flusso di queste particelle che dal Sole arrivano al nostro pianeta. Gli scienziati hanno pubblicato sulla rivista Physical Review Letters uno studio che dimostra come, grazie agli strumenti dell’esperimento Borexino, sia stato possibile misurare i neutrini generati dal decadimento di un particolare elemento (il Berillio 7). Grazie a questo risultato, i ricercatori sono oggi in grado di studiare anche il comportamento di queste particelle che interagiscono così poco con la materia, comprese quelle di energia minore a 1 Mev (mega elettronvolt), soglia al di sotto della quale prima di oggi non era possibile scendere (G. Bellini, J. Benziger, D. Bick, S. Bonetti, G. Bonfini, M. Buizza Avanzini, B. Caccianiga, L. Cadonati, F. Calaprice, C. Carraro, P. Cavalcante, A. Chavarria, D. D’Angelo, S. Davini, A. Derbin, A. Etenko, K. Fomenko, D. Franco, C. Galbiati, S. Gazzana, C. Ghiano, M. Giammarchi, M. Goeger-Neff, A. Goretti, L. Grandi, E. Guardincerri, S. Hardy, Aldo Ianni, Andrea Ianni, V. Kobychev, D. Korablev, G. Korga, Y. Koshio, D. Kryn, M. Laubenstein, T. Lewke, E. Litvinovich, B. Loer, F. Lombardi, P. Lombardi, L. Ludhova, I. Machulin, S. Manecki, W. Maneschg, G. Manuzio, Q. Meindl, E. Meroni, L. Miramonti, M. Misiaszek, D. Montanari, P. Mosteiro, V. Muratova, L. Oberauer, M. Obolensky, F. Ortica, M. Pallavicini, L. Papp, C. Peña-Garay, L. Perasso, S. Perasso, A. Pocar, R. S. Raghavan, G. Ranucci, A. Razeto, A. Re, A. Romani, A. Sabelnikov, R. Saldanha, C. Salvo, S. Schönert, H. Simgen, M. Skorokhvatov, O. Smirnov, A. Sotnikov, S. Sukhotink, Y. Suvorov, R. Tartaglia, G. Testera, D. Vignaud, R. B. Vogelaar, F. von Feilitzsch, J. Winter, M. Wojcik, A. Wright, M. Wurm, J. Xu, O. Zaimidoroga, S. Zavatarelli, and G. Zuzel – “Precision Measurement of the 7Be Solar Neutrino Interaction Rate in Borexino”, Physical Review Letters; doi: 10.1103/PhysRevLett.107.141302).

    Sulla rivista Nature, ricercatori del Vib Vesalius Research Center di Lovanio descrivono un nuovo meccanismo per migliorare il ripristino del normale flusso sanguigno dopo le malattie ischemiche, che rappresentano la principale causa di morte nel mondo. Il team ha dimostrato che la maturazione dei vasi sanguigni accelera bloccando la proteina PhD2 nei globuli bianchi. Ciò porta a un miglioramento nell’irrorazione di sangue agli organi che sono stati colpiti dall’ischemia e quindi privati di sangue e ossigeno. La ricerca potrebbe portare ad un nuovo approccio terapeutico che prevenga gli organi da danni eccessivi (Yukiji Takeda, Sandra Costa, Estelle Delamarre, Carmen Roncal, Rodrigo Leite de Oliveira, Mario Leonardo Squadrito, Veronica Finisguerra, Sofie Deschoemaeker, Françoise Bruyère, Mathias Wenes, Alexander Hamm, Jens Serneels, Julie Magat, Tapan Bhattacharyya, Andrey Anisimov, Benedicte F. Jordan, Kari Alitalo, Patrick Maxwell, Bernard Gallez, Zhen W. Zhuang, Yoshihiko Saito, Michael Simons, Michele De Palma, Massimiliano Mazzone, “Macrophage skewing by PhD2 haplodeficiency prevents ischemia by inducing arteriogenesis”, Nature; doi:10.1038/nature10507).

    Segnaliamo, infine, tre studi a cui hanno preso parte ricercatori italiani e pubblicati su Pnas.
    Il primo è di microbiologia e immunologia, portato avanti da ricercatori dell’Università della California di San Francisco in collaborazione col Dipartimento di Patologia e Diagnostica dell’Università di Verona (Patrizia Scapini, Chrystelle Lamagna, Yongmei Hu, Karim Lee, Qizhi Tang, Anthony L. DeFranco, Clifford A. Lowell – “B cell-derived IL-10 suppresses inflammatory disease in Lyn-deficient mice”, Pnas; doi: 10.1073/pnas.1107913108).

    Il secondo è dell’Istituto di Biologia Cellulare e Neurobiologia del Cnr su alcuni recettori dei feromoni nel lievito Saccharomyces cerevisiae (Gianfranco Di Segni, Serena Gastaldi, Michela Zamboni, Glauco P. Tocchini-Valentini – “Yeast pheromone receptor genes STE2 and STE3 are differently regulated at the transcription and polyadenylation level”, Pnas; doi: 10.1073/pnas.1114648108).

    Il terzo è nell’ambito delle neuroscienze ed è stato portato avanti da ricercatori del Cnrs francese e dal Centro di Neuroscienze dell’Università di Amsterdam (Adrien Peyrache, Francesco P. Battaglia, Alain Destexhe – “Inhibition recruitment in prefrontal cortex during sleep spindles and gating of hippocampal inputs”, Pnas; doi: 10.1073/pnas.1103612108).

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