Categorie: SaluteVita

10 milioni di dollari per svelare il segreto della longevità

Un premio da 10 milioni di dollari (oltre 7 milioni di euro) per i primi che riusciranno a sequenziare l’intero genoma di 100 centenari. È quanto ha messo in palio la Medco, una compagnia che lavora nel campo della sanità, per promuovere lo sviluppo di tecnologie capaci di perfezionare le tecniche di sequenziamento genetico rendendole più veloci, meno costose e, quindi, alla portata dei più. Ma l’ Archon Genomics X Prize  – questo il nome di questo particolare concorso – ha anche un altro obiettivo: scoprire, se mai ci fosse, il segreto (genetico) della longevità.

La Medco ha presentato una prima versione dell’Archon Genomics X Prize già cinque anni fa. Allora, l’assegno da 10 milioni di dollari era destinato a chi fosse riuscito a sequenziare il genoma di 100 persone in soli 10 giorni. Un tempo troppo breve per permettere la riuscita dell’impresa, tanto che la compagnia ha deciso ora di riprovarci, cambiando le regole. Nella nuova competizione, i genomi da sequenziare devono appartenere a centenari e i ricercatori hanno a disposizione un mese per portare a termine il compito; il sequenziamento deve essere completo al 98% ed è concesso, al massimo, un errore ogni milione di basi. Se più di un gruppo di ricerca dovesse completare il sequenziamento, il premio andrà a chi lo farà più velocemente. Se nessuno dovesse riuscire nell’impresa, invece, gli organizzatori istituiranno altre categorie.

Regole stabilite, non rimane altro che procurarsi la materia prima degli studi: la Medco sta cercando centenari volontari, che avranno il privilegio di vedere la propria storia raccontata sul sito della compagnia. così da “ fare di questi 100 pionieri della genomica degli eroi”, hanno detto gli organizzatori. Eroe o meno, chi si offrirà volontario avrà di certo il merito di contribuire al progresso delle tecniche di sequenziamento genetico. Che, se la competizione andrà a buon fine, potrebbero davvero velocizzarsi e svalutarsi: si prevede che per decodificare un intero genoma in un mese i concorrenti dovranno sborsare poco più di 700 euro. Una cifra tutto sommato non proibitiva.

Arriviamo ora all’altro obiettivo dell’X Prize: scovare l’elisir di lunga vita nei geni degli ultracentenari. Se la maggior parte degli studi in questo campo si focalizza nell’individuare quelle varianti che causano alcune patologie (cercando di prevenirle o curarle intervenendo con metodi quali il gene editing), è altrettanto interessante capire quali tratti genetici proteggano l’organismo. “ Partiamo dalla convinzione che i centenari possiedono varianti che tengono lontani o reprimono certe malattie”, hanno spiegato gli organizzatori della competizione, Larry Kedes e Grant Campany, in un editoriale su Nature Genetics: “Individuarle potrebbe aiutare a sviluppare nuovi farmaci”.

Il condizione è d’obbligo, anche perché ancora non è chiaro se la longevità dipenda anche dai geni. Gli studi a riguardo sono piuttosto confusi.

Nel 2010, come leggiamo su Popular Science, uno studio pubblicato su Nature Genetics individuava uno dei fattori che contribuiscono a una lunga vita in una variante genetica che controlla la lunghezza dei telomeri (la parte finale dei cromosomi che funziona come un cappuccio protettivo per il Dna). In seguito, analizzando il genoma di 800 centenari, i ricercatori del New England Centenarian Study affermarono di aver individuato circa 150 geni garanti di longevità. Ma la ricerca sollevò non poche polemiche: alcuni scienziati accusarono il gruppo britannico di aver usato per le analisi un’apparecchiatura di laboratorio difettosa, e lo studio fu ritirato.

Questa settimana, tra l’altro, Nature ha pubblicato una nuova ricerca in cui si avanza l’ipotesi che la longevità non venga ereditata nel modo classico. Studiando vermi nematodi (specie Caenorhabditis elegans), i ricercatori si sono resi conto che, bloccando o modificando l’espressione di tre proteine chiave, potevano allungare la vita non solo ai vermi in questione, ma anche ai loro figli. E ciò nonostante nelle nuove generazioni non vi fosse traccia della modificata attività proteica indotta. Insomma, quello della longevità sembra essere un puzzle dai milioni di tasselli e l’X Prize, forse, riuscirà a sistemarne qualcuno. “ Anche se solitamente le gare hanno un unico vincitore – concludono Kedes e Campany – crediamo che da questa competizione uscirà vincitrice l’intera industria. I ricercatori coinvolti contribuiranno alla conoscenza scientifica globale e prepareranno il terreno alla genomica medica umana applicata, favorendo lo sviluppo della medicina personalizzata di cui potremo beneficiare tutti”.

Via: Wired.it

Martina Saporiti

Laureata in biologia con una tesi sui primati, oggi scrive di scienza e cura uffici stampa. Ha lavorato come free lance per diverse testate - tra cui Le scienze, Il Messaggero, La Stampa - e si occupa di comunicazione collaborando con società ed enti pubblici come l’Accademia dei Lincei.

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  • Volevo solo segnalare una svista sulla sistematica del Caenorhabditis, poiche si tratta di un verme nematode, e non di un verme piatto (platelminta) come riportato nell'articolo.
    ... mi permetto di segnalare poichè la vostra rivista è sempre attenta e precisa nel riportare le notizie, ma errori di questo tipo possono sempre capitare.

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