Il messaggio segreto? E’ nel Dna

Come nascondere i messaggi segreti? Esiste una tecnica sicura ed efficace, che sfrutti a pieno le attuali conoscenze scientifiche? E’ molto tempo che Carter Bancroft, biofisico della Mount Sinai School of Medicine, cerca di trovare una risposta a questo tipo di domande. Poi, circa un anno fa – come ammette a Galileo lo stesso Bancroft – nella sua immaginazione ha cominciato a farsi largo un’idea: si potrebbe sfruttare l’enorme complessità del Dna. A suggerirgliela è, per una curiosa combinazione, un articolo del Reader’s Digest in cui Edgar Hoover, lo storico capo dell’Fbi, descrive la tecnica usata dalle spie tedesche durante la seconda guerra mondiale per trasmettere informazioni relative alla bomba atomica.

Quello che il capo dell’Fbi definiva come “il capolavoro spionistico del nemico”, consisteva nel fotografare un’intera pagina di testo e ridurla alle dimensioni di una virgola di un testo battuto a macchina. Infine, questa microfotografia veniva incollata sopra un segno di punteggiatura di un’innocua lettera, poi spedita in Germania. La considerazione che ha acceso la fantasia di Bancroft è questa: all’interno di una lettera, esistono molti segni di punteggiatura, ma solo uno di essi contiene il messaggio segreto. Quindi, per nasconderlo bene, è importante che esso sia celato all’interno un oggetto che sia, a sua volta, confuso tra un gran numero di oggetti simili. Ebbene: questo “oggetto”, secondo Bancroft, potrebbe essere il Dna.

Il Dna è una molecola formata dalla successione di quattro aminoacidi (o basi): adenina (A) guanina (G) timina (T) e citosina©. Per codificare un messaggio bisogna innanzitutto riscriverlo secondo questo alfabeto ristretto, associando a ogni lettera dell’alfabeto ordinario una sequenza di caratteri scelti tra A, C, G e T. Quindi è possibile creare un tratto di Dna ordinando le basi in modo che la sequenza di lettere corrisponda esattamente al messaggio che si vuole trasmettere.

Il passo successivo consiste nell’attaccare agli estremi di questa sequenza due inneschi (sempre composti da una sequenza di basi) che servono a indicare dove inizia e dove finisce il messaggio. Infine, si immette questa lunga sequenza di Dna (al cui interno, segnalato dagli inneschi, è contenuto il messaggio) all’interno di una molecola posta, a sua volta, in un genoma umano (ovvero nell’insieme di tutte le molecole di Dna presenti in un individuo).

La molecola segreta può a questo punto ritenersi ben nascosta, visto che è una tra trenta milioni di molecole simili. “Se pensassimo al genoma umano come a un enorme tappeto tessuto con fili colorati – spiega Bancroft – ognuno dei quali fosse composto da quattro colori, la nostra azione corrisponderebbe all’avere aggiunto un particolare filo alla trama”. Ma come è possibile riconoscere e leggere il messaggio? “Il ricevente – prosegue Bancroft – deve sapere come sono fatti gli inneschi: esiste infatti una tecnica, chiamata Pcr che, quando individua l’inizio e la fine del messaggio (gli inneschi, appunto), inizia a farne copie, tante quante se ne desiderano. A questo punto, il nostro filo segreto diventerà il più abbondante nel tappeto, e sarà allora facile isolarlo. Se poi il ricevente conosce anche il codice di conversione, può facilmente tradurre la serie di A,C,G, e T in un linguaggio che ha senso”.

Fin qui la teoria. Ma passare alla pratica è un altro discorso. Per testare l’efficacia di questa tecnica, l’équipe di Bancroft ha realizzato un campione di tessuto organico nel cui Dna era stato codificato quello che Bancroft considera “il più segreto tra tutti i messaggi della seconda guerra mondiale”. Il frammento, delle dimensioni di una virgola, è stato poi incollato su una lettera innocua e regolarmente spedito via posta. Il ricevente, che possedeva le necessarie chiavi per la decodifica, ha così potuto leggere: “June 6 Invasion: Normandy”, a distanza di 55 anni dallo storico sbarco. Per stabilire la reale portata della scoperta, conclude però Bancroft, ci sarà bisogno ancora di tempo e di molto lavoro, già programmato per il prossimo futuro.

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