Un nuovo superadesivo, attacca e stacca

Sono anni che gli ingegneri e i fisici si cimentano nella creazione di un superadesivo, lasciandosi ispirare soprattutto da gechi, insetti e fenomeni naturali, come la tensione superficiale dell’acqua (vedi Galileo, “Adesivo da record”, “Meglio del geco”, “Il potere super-adesivo dell’acqua”, “In arrivo il superadesivo”). Gli ultimi prototipi si servivano soprattutto di nanotubi di carbonio. Ora, i ricercatori del laboratorio di Morfologia Funzionale e Biomeccanica dell’Università di Kiel (Germania) sono passati al silicone e hanno realizzato un nastro in grado di conservare le sue proprietà adesive dopo centinaia di strappi.

Sono stati degli insetti i modelli naturali di questo nuovo studio, presentato nel corso del AVS Symposium, appena conclusosi a Nashville, nel Tennessee. Le doti di questi animali dipendono dalle migliaia di sottili setole che ricoprono le loro zampe: ogni pelo è dotato di una parte terminale appiattita che può essere espansa per aumentare l’area di contatto con la superficie da scalare. “Il punto fondamentale per una buona adesione – spiega Stanislav Gorb, a capo della ricerca – è un contatto intimo con il substrato”: in tal modo, tra le due superfici (in questo caso le setole dell’insetto e una parete) si instaurano delle forze a livello molecolare (soprattutto legami a idrogeno e forze di Van der Waals) che  tengono l’animale saldamente ancorato, impedendogli di cadere. È grazie a questo principio, dunque, che gli insetti e alcuni rettili arrampicatori possono risalire quasi tutti i tipi di superficie. 

Anche il nastro in silicone creato dai ricercatori tedeschi è stato ricoperto da queste micro-strutture che lo rendono cento volte più adesivo di un nastro liscio realizzato con lo stesso materiale. La straordinaria capacità adesiva, però, non è la sua unica proprietà: funziona bene anche in acqua, non lascia residui una volta staccato e può essere riutilizzato molte volte. “Dalla natura si possono avere idee non convenzionali”, dice Gorb. “Non tutte le soluzioni offerte sono realizzabili e non tutte sono a buon mercato. Ma sono molte”. Questa in particolare, oltre che per realizzare il capriccio di chi desiderasse arrampicarsi su una parete verticale, potrebbe tornare utile per molte applicazioni commerciali, dai robot ai macchinari industriali.

Credit per l’immagine: Laboratorio di Morfologia Funzionale e Biomeccanica dell’Università di Kiel 

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