L’aceto contro la tubercolosi

“Usa l’aceto, ché uccide i batteri”. Sembra il consiglio della nonna e invece c’è un fondo di verità. Il principio attivo dell’aceto, l’acido acetico, può effettivamente distruggere alcuni micobatteri, anche quelli altamente resistenti ai farmaci come il Mycobacterium tuberculosis responsabile della tubercolosi (Tbc). È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista mBio da un team di ricerca internazionale, che ha coinvolto l’Istituto Venezuelano di Investigazione Scientifica (IVIC), l’Albert Einstein College of Medicine di New York e l’università francese di Montpellier 2.

Come spiega Howard Takiff, uno degli autori dello studio e responsabile del Laboratorio di Genetica Molecolare presso l’IVIC di Caracas: “I micobatteri sono noti perché causano la tubercolosi e la lebbra, ma quelli più comuni non tubercolari (non-Tbc) sono ovunque nell’ambiente, anche nell’acqua del rubinetto, e sono resistenti ai disinfettanti”. Per questo motivo è essenziale igienizzare accuratamente luoghi come le sale operatorie per gli interventi chirurgici ed estetici, dove la presenza di micobatteri può provocare gravi infezioni, che richiedono mesi di terapie e possono lasciare cicatrici deformanti.

Per farlo si utilizzano solitamente prodotti come la candeggina, che però è tossica e corrosiva, o disinfettanti commerciali, efficaci ma spesso troppo costosi per i paesi in via di sviluppo, dove è più alto il numero di casi di Tbc. Per questo, spiegano i ricercatori, l’aceto potrebbe rappresentare un’autentica “novità” del futuro: disinfetta, non è tossico e costa poco.

E pensare che la nuova scoperta è stata del tutto casuale. Una collaboratrice di Takiff, Claudia Cortesia, stava studiando le potenzialità di un antibiotico sciolto in acido acetico, quando si è accorta che la soluzione era effettivamente in grado di eliminare alcuni tipi di micobatteri, ma che a uccidere i microrganismi era l’aceto e non il farmaco. “Dopo la prima osservazione di Claudia”, racconta Takiff, “abbiamo testato le concentrazioni minime e i tempi di esposizione necessari per uccidere i diversi micobatteri”. Per portare avanti lo studio, Takiff ha chiesto l’aiuto dei colleghi francesi e americani.

Catherine Vilchèze e William Jacobs Jr. dell’Albert Einstein College of Medicine di New York hanno scoperto che l’esposizione per 30 minuti a una soluzione di acido acetico al 6% (solo leggermente più concentrato dell’aceto del supermercato) riduce il numero di micobatteri Tbc da circa 100 milioni fino a livelli non rilevabili, anche nel caso di ceppi resistenti agli antibiotici. Lavorando nel laboratorio di Laurent Kremer dell’Università di Montpellier 2, Takiff ha quindi verificato che l’acido acetico risulta efficace anche contro l’M. abscessus, un micobatterio non-Tbc particolarmente aggressivo, ed estremamente resistente ai farmaci. Per distruggere il microrganismo infatti basta esporlo ad una soluzione al 10% per 30 minuti. Il team ha anche eseguito esperimenti in condizioni “biologicamente sporche” simili a quelle riscontrate in ambito sanitario, con l’aggiunta della proteina albumina e di globuli rossi, constatando che l’acido acetico era ancora efficace.

“Per ora queste sono solo osservazioni interessanti”, conclude Takiff. “L’aceto è stato sempre utilizzato come disinfettante comune e noi ci siamo limitati a proseguire gli studi effettuati nei primi anni del XX secolo sulla capacità antisettiche degli acidi organici. Resta da stabilire se l’acido acetico possa essere usato anche per sterilizzare attrezzature mediche o fare la disinfezione di culture e campioni clinici”.

Riferimenti: mBio; doi:10.1128/mBio.00013-14

Credits immagine: Andreas Levers/Flickr

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