Pesca illegale: Oceana punta il dito contro l’Italia

Nel mare nostrum il pesce spada è ancora pesantemente minacciato. Già sovrapescato, continua a essere un protagonista dello sbarco e della vendita illegale nei mercati italiani e, ancor peggio, paga le conseguenze della mancata azione di recupero da parte dell’Unione Europea. A puntare il dito contro l’Europa e l’Italia in particolare è l’organizzazione internazionale per la protezione degli oceani, Oceana, forte dell’accesso ad alcuni documenti della Commissione europea contenenti le prove sulle infrazioni nella pesca del pesce spada.

Nel dettaglio il rapporto svela un’attività di pesca risalente al marzo 2013, cioè durante il periodo di divieto stabilito dalla Commissione Internazionale per la Conservazione dei Tonni Atlantici (Iccat). “E`evidente che le chiusure temporali alla pesca del pesce spada sono solo su carta. E’ arrivato il momento di mettere fine a questa farsa e introdurre un piano di gestione con limiti di cattura e un obiettivo di recupero chiaro. Altrimenti, il pesce spada del Mediterraneo non recuperarà mai”, dice Ilaria Vielmini di Oceana Europa che, anche nel video realizzato dalla stessa associazione, proclama la necessità di un piano appropriato.

In particolare, la documentazione della Commissione europea riporta diverse infrazioni e problematiche: “I mezzi disponibili nell’area per far rispettare la chiusura della pesca al pesce spada sono chiaramente insufficienti e inadeguati”, si legge nel rapporto. E ancora, si registrano precise violazioni: dalla vendita sul mercato di pesce spada adulti o sottotaglia alla cattura illegale fino a 2 tonnellate al giorno per barca, dalla mancanza di registri e di dichiarazioni di sbarco alla completa assenza di intervento da parte delle autorità deputate al controllo dell’attività.

Data l’importanza della questione, Oceana, necessariamente, parteciperà come osservatore al meeting dell’Iccat che si terrà dal 10 al 17 novembre a Genova per reclamare la gestione precauzionale del pesce spada e di altre specie come il tonno rosso, ed esorterà l’Ue a proporre alla Commissione internazionale i provvedimenti necessari per riportare i livelli di pesca entro i limiti di sostenibilità.

“L’Ue dovrebbe essere la prima a richiedere all’Iccat misure di gestione atte a garantire il recupero del pesce spada in Mediterraneo, dal momento che detiene il 90% della flotta che pesca questo stock e ha l’obbligo legale di gestire gli stock a livelli che consentano di produrre il rendimento massimo sostenibile entro il 2015 o il 2020 al più tardi”, afferma Maria Jose Cornax di Oceana Europa. “Al contrario, questo rapporto mostra che l’Ue – e l’Italia in particolare – pesca, sbarca e vende illegalmente questa specie già pesantemente sovrapescata”.

Riferimenti: Oceana 

Credits immagine: Alessandro Donelli  Oceana in Europe/Flickr

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