Europa, avanza lo spettro dei nuovi stupefacenti

ecstasy
(Foto Dea/Us via Wikimedia Commons)

È stata pubblicata lo scorso 6 giugno la relazione aggiornata dell’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze (OEDT), che esamina le tendenze e gli sviluppi nel mercato e nell’uso delle sostanze stupefacenti nei paesi dell’Europa e le risposte alle problematiche relative. Quello che ne emerge è un quadro abbastanza preoccupante: le morti per overdose sono state circa 8500, in aumento per il terzo anno consecutivo, e i sequestri indicano una disponibilità in crescita per numerose sostanze. Inoltre, sono state segnalate per la prima volta, tramite il sistema di allerta precoce, 66 nuove sostanze psicoattive, che si definiscono come quelle sostanze di abuso che non sono inserite nelle convenzioni internazionali del 1961 e 1971 e che quindi non sono controllate a livello internazionale. Queste rappresentano una continua sfida sia a livello giuridico, sia a livello sanitario, in quanto non esistono né test standardizzati per rilevarle nei tessuti biologici, né protocolli terapeutici affermati per il trattamento delle forme di intossicazione.

Le nuove sostanze psicoattive (NSP), dette impropriamente anche “droghe legali”, rappresentano un grave rischio per la salute pubblica: si stima che le ospedalizzazioni legate a questo tipo di droghe rappresentino poco meno del 10% dei ricoveri collegati all’assunzione di sostanze stupefacenti, ed è una stima al ribasso, perché in molti casi la sostanza all’origine del ricovero non è nota. E se il numero di nuove segnalazioni è in calo rispetto agli anni passati (66 nel 2016 contro 98 del 2015 e 101 del 2014), la preoccupazione è dovuta principalmente alla comparsa sul mercato di nuovi oppiacei di sintesi di elevata potenza – alcuni più potenti dell’eroina – che pur ammontando a meno dell’1% del mercato complessivo delle NSP, costituiscono un pericolo non solo per chi li assume, ma anche per chi li manipola (come il personale postale e di polizia), poiché è spesso sufficiente entrare in contatto con piccole quantità di sostanza pura per manifestare i sintomi dell’intossicazione. Tali sostanze, proprio per la loro efficacia, occupano pochissimo volume e sono particolarmente facili da trasportare e occultare per essere poi tagliate e distribuite.

Nuovi stupefacenti: le diverse tipologie

Oltre ai già citati oppiacei, vi è un’impressionante varietà di NSP. Le nuove segnalazioni e i sequestri di NSP riguardano soprattutto cannabinoidi e catinoni sintetici.

I cannabinoidi sintetici appartengono a una famiglia di molecole che mimano gli effetti del ∆-9 tetraidrocannabinolo (THC), principio attivo delle piante di cannabis, ma con un’attività sui recettori neuronali che può essere fino a circa 30 volte più efficace. Il primo cannabinoide sintetico, JWH-018, è stato identificato nel 2008. Spesso vengono aggiunti a miscele di erbe dette “Spice”, “Bonzai” e “Maya”, cosicché i consumatori sono convinti di consumare un prodotto di origine naturale che ha gli stessi effetti della cannabis. Sono stati riportati diversi casi di intossicazione acuta che includono, tra i sintomi più significativi, perdita di coscienza, convulsioni, tachicardia, spasmi e allucinazioni; alcuni cannabinoidi a buon mercato tagliati con sostanze di bassa qualità sono stati legati a vere e proprie “epidemie” di intossicazioni, come quella avvenuta in Russia nel 2014, nella quale il cannabinoide MDMB-FUBINACA causò 700 avvelenamenti e 25 morti in un periodo di due settimane.

I catinoni sintetici invece simulano l’effetto stimolante di droghe come le anfetamine o l’MDMA e includono il mefedrone, che si trova all’ottavo posto tra le droghe responsabili di ricoveri negli ospedali europei. Tra le vie di assunzione dei catinoni vi è quella per iniezione endovenosa o intramuscolare, che aumenta i rischi di trasmissione di malattie come l’AIDS o l’epatite B/C. L’effetto di queste sostanze è di breve durata e induce una tolleranza e una dipendenza molto forti; gli effetti collaterali a carico del sistema nervoso e cardiovascolare si sono rivelati fatali in diversi casi, specialmente quando i catinoni sono assunti in concomitanza tra loro o con altre sostanze stupefacenti. L’assunzione concomitante di diverse droghe, tra le altre cose, rende ancora più difficile l’identificazione del quadro clinico associato alle intossicazioni.

Anche il mercato delle nuove benzodiazepine appare in crescita: i sequestri di queste sostanze (clonazolam, flubromazolam, diclazepam, etizolam) sono raddoppiati dal 2014 al 2015. In alcuni casi vengono usate per produrre versioni contraffatte degli ansiolitici comuni, ma sono molto più potenti e più rischiose.

Diffusione e uso di nuove sostanze stupefacenti

L’uso delle NSP rimane piuttosto basso nella popolazione generale, anche se il 4% dei giovani tra i 15 e i 16 anni ammette di averne consumate almeno una volta nella vita. Tuttavia, tenendo conto dei limiti delle indagini statistiche in questi ambienti, la loro assunzione sembra essere un problema in crescita negli ambienti più emarginati, fra i tossicodipendenti cronici e in popolazioni di particolare vulnerabilità socioeconomica, come i senzatetto, ma non solo: anche tra i frequentatori abituali di locali notturni, per esempio, l’uso di NSP appare in crescita. Nel Regno Unito, si registra un aumento significativo di morti ricollegabili alle NSP.

Gran parte delle forniture di nuove sostanze psicoattive che giungono in Europa proviene dalla Cina, ma esistono numerosi laboratori clandestini in Europa, specialmente nei paesi dell’Est. Prima del 2016, molte di queste sostanze erano reperibili con relativa facilità su shop online. Negli ultimi anni, diversi paesi europei hanno introdotto legislazioni più restrittive in materia di farmaci generici e analoghi, insieme a provvedimenti indirizzati a chi produce e distribuisce NSP (la detenzione per uso personale non è, generalmente, considerata reato). Questo, insieme all’istituzione di nuovi controlli in Cina, è uno dei probabili motivi per cui il numero delle sostanze nuove comparse sul mercato è rallentato negli ultimi due anni. D’altro canto, il numero di sequestri e la quantità di sostanze  stupefacenti sequestrate sono incrementati considerevolmente; solo nel 2015 sono avvenuti quasi 80000 sequestri, poco meno del doppio rispetto all’anno precedente. Questi sono da considerarsi valori minimi, poiché (al di là di tentativi ancora sperimentali, come i progetti I-TREND e I-See) manca un vero e proprio sistema di monitoraggio. Gran parte del mercato online si è spostata sul deep web, progettato per garantire l’anonimato degli utenti evitando così la maggior parte dei sistemi di controllo e censura operanti sull’open web.

La situazione italiana

In Italia, contrariamente al trend europeo, le morti per overdose sembrano diminuire, ma il Sistema Nazionale di Allerta Precoce, istituito nel 2009 dal Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, evidenzia un problema di consumo di nuove droghe di difficile valutazione e quantificazione.

Le NSP arrivano in Italia da mercati asiatici, dell’Est europeo e alcune anche dall’Olanda, nelle forme più disparate: possono essere fatte passare per sali da bagno, fertilizzanti, prodotti chimici per la ricerca e persino sgrassatori di cerchi in lega. Vengono consumate soprattutto da giovani e giovanissimi; in Italia, la percentuale dei 15enni che ha fatto uso di NSP almeno una volta si attesta sul 5-6%, una cifra superiore alla media europea. La prima osservazione arriva solitamente o dai reparti di Pronto Soccorso, o dai tribunali dei minori, o dalle carceri; difficilmente questi pazienti si rivolgono ai servizi per le tossicodipendenze, in quanto solitamente si tratta di consumatori sporadici o comunque non consapevoli di avere un problema. Spesso l’anamnesi è incompleta o inaffidabile. Esistono esami tossicologici rapidi dei liquidi biologici per circa un centinaio di sostanze, ma l’efficacia su un consumatore occasionale è limitata, specialmente se non si conosce la tipologia di sostanza che si sta cercando; le indagini svolte dal Centro Antiveleni dell’Ospedale Niguarda di Milano su 377 casi di intossicazione mostrano come nel 26% dei casi non sia possibile identificare la sostanza d’abuso.

In un’altra indagine, di 1073 pazienti ricoverati sul territorio nazionale tra il 2010 e il 2015 circa il 35% ha ammesso l’uso di NSP, molto più alta della stima europea. Tra questi pazienti, sono stati riportati 19 decessi. È probabile dunque che si tratti di un problema in larga parte sommerso. Mancando l’identificazione di molte sostanze, manca il fondamento su cui costruire un sistema condiviso per studiare il problema e proporre interventi efficaci.

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