Entro il 2018 i Bitcoin consumeranno la stessa energia di tutta l’Austria

La quantità di energia elettrica consumata dai bitcoin, la famosa criptovaluta introdotta nel 2008, fa notizia quasi quanto il suo valore estremamente volatile. E tuttavia, stimare quanta energia viene consumata dal network, che consente il possesso e il trasferimento anonimo della valuta a chiunque possieda un indirizzo, non è facile. In uno studio, pubblicato su Joule, l’economista olandese Alex de Vries del Experience Center of PwC ha utilizzato un nuovo metodo per cercare di capire che impatto i bitcoin avranno sul consumo di elettricità a livello mondiale.

Ma in cosa consiste il network bitcoin? Per il corretto funzionamento di questa criptovaluta, è fondamentale che siano presenti e connessi ad una rete un gran numero di computer, necessari ad eseguire i calcoli necessari per processare transazioni. I computer che fanno parte di questo network sono in competizione per la possibilità di eseguire questi calcoli, che vengono assegnati ogni 10 minuti. Ogni volta che il proprio computer viene scelto, si ricevono 12,5 bitcoin come ricompensa, un processo che prende il nome di mining. Come è prevedibile, un network di questo tipo in cui i computer sono continuamente accesi ed in funzione consuma una grande quantità di energia.

Le stime effettuate fino ad ora sono solitamente basate sull’efficienza di diversi tipi di hardware. Tuttavia, sottolineano i ricercatori, data l’estrema variabilità dell’hardware che può essere utilizzato, la stima sulla quantità di energia che viene consumata è minima. Secondo questi calcoli, il consumo attuale di energia del network si aggirerebbe attorno ai 2,55 giga watt annuali, la stessa quantità di elettricità consumata dall’Irlanda in un anno. Mentre una singola transazione consumerebbe la stessa energia utilizzata da un nucleo familiare olandese in un mese.

De Vries e il suo team hanno utilizzato un approccio completamente diverso e basato sull’economia: da un punto di vista economico, infatti, si può assumere che il mining viene solamente effettuato quando i costi marginali, come ad esempio l’elettricità o l’hardware necessario, sono inferiori al profitto. Utilizzando i dati disponibili sulla redditività di questo processo, i ricercatori hanno potuto stimare il costo dell’hardware necessario e, in base al tipo di calcolatori utilizzati, ottenere una stima più precisa della quantità di energia elettrica utilizzata da questo fenomeno.

I risultati ottenuti da de Vries hanno mostrato come questo valore sia in continua crescita: entro la fine dell’anno il consumo potrebbe raggiungere i 7,67 giga watt, la stessa quantità di energia utilizzata dall’Austria in un anno e lo 0,5% del consumo di energia elettrica dell’intero pianeta. Se il prezzo dei bitcoin continua a salire, come alcuni esperti hanno previsto, il consumo di energia del network potrebbe raggiungere il 5% dell’elettricità della Terra. “A mio parere, questo valore è scioccante,” ha concluso de Vries, “E’ una differenza esagerata se confrontata con i normali sistemi finanziari, e questo incremento di energia consumata non ci aiuterà a raggiungere i nostri obiettivi dal punto di vista climatico.”

Riferimenti: Joule

Claudia De Luca

Dopo la laurea triennale in Fisica e Astrofisica alla Sapienza capisce che la vita da ricercatrice non fa per lei e decide di frequentare il Master in Giornalismo e Comunicazione della Scienza all'Università di Ferrara, per imparare a conciliare il suo amore per la scienza e la sua passione per la scrittura.

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