Le previsioni della scienza per il 2023

scienza 2023
(Foto: Bill Jelen su Unsplash)

Il 2022 ci ha regalato la sua dose di scoperte e conquiste nel mondo della scienza. E con la fine dell’anno ormai alle porte, è tempo di chiedersi cosa ci aspetta nel 2023. La speranza, diciamocelo, è la pandemia allenti definitivamente la sua presa, e ci sia spazio per tornare a parlare anche di altro. Come le missioni lunari, la ricerca di forme di vita intelligenti in altri sistemi stellari, esperimenti di fisica che potrebbero cambiare la nostra comprensione dell’Universo. Eccovi allora alcuni degli eventi della scienza da tenere d’occhio nel 2023.


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La fine della “crisi di riproducibilità”?

Si inizia a gennaio, quando diventerà operativa la nuova policy del National Institute of Health americano, che obbligherà tutti gli istituti e i ricercatori che ricevono i suoi fondi a prevedere un piano per la custodia e la diffusione dei dati raccolti durante le ricerche. Un obbiettivo ambizioso e non facile da raggiungere sul piano tecnico, che vuole rafforzare la spinta verso l’open access nella ricerca biomedica (almeno quella finanziata con soldi pubblici) e soprattutto, punta a risolvere il problema della non riproducibilità degli studi scientifici emerso con prepotenza negli ultimi anni. Per capire le proporzioni del fenomeno, basta ricordare che lo scorso anno sono stati pubblicati i risultati di un progetto che ha tentato di replicare i risultati di alcuni dei più citati studi pre-clinici nel campo della ricerca sul cancro, fallendo in più della metà dei casi.

Rendendo obbligatoria la custodia dei dati raccolti durante gli esperimenti e la loro disponibilità pubblica, la nuova policy americana segnerà un importante passo in avanti verso una ricerca più trasparente e affidabile, aperta al controllo dei risultati da parte dell’intera comunità scientifica. E visto che l’istituto americano finanzia ogni anno oltre 300mila ricercatori e più di 2.500 centri di ricerca, si tratta di un cambio di rotta che avrà, con ogni probabilità, un impatto importante a livello globale.

Missioni lunari

Il test della capsula Orion si è concluso da poco con un successo. Ma anche il 2023 sarà un anno da ricordare per l’esplorazione lunare. Sono ben tre, infatti, le missioni dirette quest’anno sul nostro satellite: il rover Rashid degli Emirati Arabi e il lander giapponese Hakuto, che dovrebbero giungere a destinazione ad aprile, e anche il cubesat della Nasa Lunar Flashlight, che arriverà sulla Luna nello stesso periodo (sono partite tutte insieme) e studierà la composizione e l’abbondanza del ghiaccio nel Polo Sud del satellite, in previsione di futuri insediamenti umani.

Non è tutto, perché la nostra non sarà l’unica luna che riceverà una visita nel 2023. Il prossimo aprile è infatti previsto il lancio della missione Esa Juice (o Jupiter Icy Moons Explorer), che per i prossimi 11 anni studierà Giove e le sue lune, e in particolare Ganimede, sotto il cui involucro ghiacciato si sospetta la presenza di acqua liquida. L’arrivo a destinazione è previsto per il 2031, e l’ingresso nell’orbita di Ganimede per l’anno seguente.

Osservazioni spaziali

Il 2022, ovviamente, è stato l’anno del telescopio Webb. Ma nonostante ci abbia già regalato una miriade di immagini mozzafiato, le osservazioni scientifiche sono appena agli inizi, e continueranno a offrirci nuovi scorci dell’Universo lungo tutto il 2023. Ad affiancarlo, inoltre, arriverà un nuovo telescopio spaziale tutto europeo: Euclid, che l’Esa ha sviluppato per una missione di 6 anni dedicata a produrre una mappa tridimensionale dell’Universo, con cui calcolare con la massima precisione possibile come sta accelerano la sua espansione, e studiare la materia e l’energia oscura. Se tutto andrà bene, il lancio è previsto per la fine del prossimo anno. Qualche mese prima (ma è impossibile fare pronostici al momento) dovrebbe partire anche il nuovo telescopio orbitale GiapponeseX-ray Imaging and Spectroscopy Mission (o XRISM), che andrà a sostituire il defunto telescopio Hitomilanciato nel 2016 e durato poco più di un mese nell’orbita terrestre.

Se lo Spazio sarà piuttosto trafficato, insomma, anche la Terra non sarà da meno. Nel 2023 è previsto infatti l’inizio delle operazioni scientifiche per l’osservatorio Vera Rubin, in Cile, e per il gigantesco Qitai Radio Telescope di Xinjiang, in Cina, il più grande radiotelescopio con un’antenna mobile, in grado di osservare il 75% delle stelle nel cielo contemporaneamente.

Nuova visita a un asteroide

Raggiungere un asteroide ormai non è più una novità. Ma di scoperte da fare ne rimangono ancora moltissime, e nel 2023 ci aspettano diversi appuntamenti importanti. A settembre è infatti atteso il rientro della missione Osiris Rex, che nel 2020 ha raccolto un campione sull’asteroide Bennu, e a settembre del prossimo anno dovrebbe finalmente portarlo sulla Terra, dove verrà studiato per migliorare la nostra conoscenza degli asteroidi near earth, e dei rischi che pongono per il nostro Pianeta. Appena un mese, e sarà quindi la volta di Psyche, un orbiter della Nasa che (dopo molti rinvii) verrà lanciato in direzione dell’omonimo asteroide 16 Psyche, un piccolo corpo celeste che si ritiene rappresenti i resti del nucleo di un antico protopianeta. Studiandolo, i planetologi sperano di comprende più a fondo i processi di formazione planetaria, e le caratteristiche dei nuclei ferrosi, come quello che si trova al centro della nostra Terra.

A caccia di alieni con Cosmic

Il nome ufficiale è Commensal Open-Source Multimode Interferometer Cluster Search for Extraterrestrial Intelligence, ma è più facile chiamarlo Cosmic Seti, ed è il progetto che nei prossimi mesi andrà a caccia di forme di vita intelligenti in milioni di sistemi stellari osservabili nell’emisfero settentrionale. Dopo anni di lavoro, i ricercatori del Seti sono riusciti a mettere in piedi un sistema che gli permette di analizzare in tempo reale tutti i dati raccolti dal Very Large Array, il sistema di radiotelescopi disseminato nella contea di Socorro, in New Messico, che in questi anni è impegnato in un importante campagna di osservazioni che prevede di identificare 10 milioni di oggetti celesti emettenti segnali radio. In questo modo, il Seti potrà cercare nei dati raccolti qualunque traccia di una firma tecnologica, una frequenza elettromagnetica che possa rappresentare la spia di una tecnologia aliena in funzione su uno di questi mondi lontani.

Secondo i calcoli degli scienziati del Seti, Cosmic avrà la potenza necessaria per individuare un messaggio simile a quello di Arecibo, da una distanza di 25 parsec (o 81 anni luce). E rappresenta quindi la migliore chance che abbiamo di scoprire le tracce di altre forme di vita intelligenti nella nostra Galassia. Che sia il 2023 l’anno della svolta?

Via: Wired.it

Credits immagine: Bill Jelen su Unsplash