La doppia vita del Ghb

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In Italia è utilizzata nelle terapie di disintossicazione dall’alcol, nel mondo però ha la pessima fama di “droga dello stupro”. Negli anni ’60 veniva impiegato come anestetico, nel ventennio successivo era venduto nei drugstore americani come coadiuvante delle diete e anabolizzante. E un libro, “Better sex through chemistry”, ne decanta i benefici effetti sulla sfera sessuale. La sostanza dai mille volti è l’acido gamma – idrossibutirrico, il Ghb, divenuto in temi recenti anche protagonista della cronaca nera. L’ultimo allarme che riguarda questo sale sodico incolore e insapore è scattato infatti tre settimane fa quando la polizia francese ha reso noto che il Ghb sarebbe stato all’origine di alcuni stupri maturati nelle discoteche parigine. Poche gocce nel bicchiere delle vittime designate e il gioco è fatto: questa sostanza avrebbe indotto in alcune adolescenti uno stato di euforia e di abbandono, senza lasciare nessun ricordo della violenza ma solo un grande senso di colpa.

La “droga dello stupro”

Fatti analoghi sono ben noti negli Stati Uniti, dove intorno al Ghb si è scatenata una sorta di caccia alle streghe. Qui nasce l’appellativo di “droga dello stupro”, quando insieme ad altri stupefacenti di sintesi cominciò a diffondersi nei party californiani. Per frenarne il consumo, dal 1999 l’acido idrossibutirrico è stato inserito nella lista delle droghe e i National Institutes of Health hanno parallelamente deciso di bloccare i finanziamenti per gli studi sugli usi terapeutici. Ciononostante oggi la ricetta per fare in casa il Ghb, quattro atomi di carbonio facili da sintetizzare, si trova nei newsgroup su Internet. E poi ci sono siti come Vital Chemistry che, fatta eccezione per alcuni paesi tra cui Svezia, Usa e Canada, lo consegnano addirittura a casa.

Ma fino a che punto il Ghb rappresenta un pericolo concreto? Per avere gli effetti denunciati dalle vittime è necessario assumere dosi consistenti di Ghb e mischiarlo con l’alcol o con altre sostanze stupefacenti. Gantt Galloway, direttore del centro di ricerca farmacologica all’Haight Ashbury Free Clinics, Inc. di San Francisco, California, racconta: “Ho visto circa 30 casi di persone che avevano assunto una dose di Ghb eccessiva. E i sintomi erano ansia, insonnia, tremore, psicosi, delirio, amnesia. Nei casi peggiori può anche provocare dipendenza e ricovero per alcune settimane, fino all’overdose. Ma si tratta di conseguenze rare anche perché per sviluppare dipendenza è necessario un uso eccessivo, fino a circa quattro dosi al giorno”.

In Europa questa ‘smart drug’ è ancora poco diffusa. A ridimensionare la sua cattiva fama, c’è anche Alain Wallon che coordina il programma sulle nuove droghe sintetiche dell’Emcdda (European monitoring centre for drugs and drug addiction): “Non ci sono casi sufficienti in Europa per definire il Ghb droga dello stupro”. Un documento presentato a febbraio 2002 alla Commissione europea mostra che nella maggior parte dei paesi dell’Unione la disponibilità del Ghb da strada è molto bassa: in Olanda dove è più diffuso, ne fa uso il quattro per cento dei consumatori regolari di ecstasy nei nightclub e nelle discoteche. Sono in calo poi i fenomeni di intossicazione nel 2001: uno solo in Svezia e in associazione con l’alcol. Sui tre casi di stupro in seguito all’assunzione di Ghb denunciati in Olanda è ancora aperta un’inchiesta.

La faccia buona del Ghb

Del Ghb da noi è nota soprattutto l’altra faccia. Quella buona: una lunga tradizione di studi sugli effetti di questa sostanza nella terapia di disintossicazione dall’alcol. L’acido gamma-idrossibutirrico dà risultati più che soddisfacenti: “Come il metadone, il Ghb è più efficace degli altri farmaci nel trattamento dell’astinenza da alcol. Ha effetti più rapidi nel controllare i sintomi del delirium (tremore e altri) e il craving, ovvero il desiderio di bere”, spiega Giovanni Addolorato dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Sotto stretto controllo medico, le dosi di Ghb (circa 50 milligrammi) non provocano quei sintomi denunciati nei casi di abuso.

Addolorato però non esclude che quantità superiori, o l’assunzione insieme ad alcol o cannabis possano provocare effetti indesiderati. Per quanto riguarda i pazienti solo una piccola parte (circa il 10 per cento) ne abusa in terapia. Tra le ragioni, il fatto che questa sostanza ha effetti psicotropi, ma anche perché ha un’emivita breve (circa due ore). Il rischio è quindi che all’inizio si ricorra a dosi superiori rispetto a quelle prescritte. “Un effetto riscontrato anche in fase sperimentale, quando non a tutti bastavano tre dosi giornaliere. Per gli altri siamo passati a sei somministrazioni”, racconta il medico.

Il Ghb è un’utile stampella terapeutica, dunque, sebbene proprio i suoi effetti psicotropi possano, come nel caso del metadone, portare a una nuova dipendenza. “Ciononostante oggi può essere usato solo in Italia e in pochi altri Paesi europei. Il rischio di abuso esiste e lo dimostrano anche gli esperimenti sui topi di laboratorio che tendono ad auto-somministrarselo”, spiega Giancarlo Colombo dell’Istituto di neurogenetica e neurofarmacologia di Cagliari. Se a dosi contenute può essere un euforizzante, aumentando le quantità può diventare un sedativo e un ipnotico. “Tuttavia”, aggiunge Addolorato, “l’atteggiamento proibizionista adottato oltreoceano impedisce anche l’utilizzo medico”, tramutando in cattiva anche la faccia buona del Ghb.

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