Pace senza frontiere

“Siamo e resteremo indipendenti da tutti i poteri, politici e militari. Ringrazio i milioni di persone che ci sostengono finanziariamente e moralmente. Il premio è anche un riconoscimento alla nostra indipendenza e alla nostra azione basata sul rispetto della dignità umana”. Così James Orbinski, presidente di Medici senza Frontiere, ha commentato l’assegnazione del premio Nobel per la pace alla sua organizzazione, un riconoscimento che ha chiuso la tradizionale settimana dei Nobel. La reazione è quella di chi da anni lavora nell’ombra, concedendo molto poco alle luci della ribalta, fuggendo qualsiasi forma di ammiccamento al potere. Giù il cappello.

Msf è un’associazione internazionale privata di soccorso medico il cui mandato è quello di fornire assistenza alle vittime di disastri naturali e alle popolazioni in zone di guerra, senza alcuna sorta di discriminazione razziale, religiosa, filosofica o politica. Il premio Nobel suggella l’attività quasi trentennale di Msf, sempre in prima linea a fianco di chi soffre, per rispettare gli inalienabili principi dell’etica medica. Come infatti recita il suo statuto, e come ha riconosciuto anche l’Accademia svedese, “tutte le vittime di disastri di origine umana o naturale hanno diritto a un’assistenza professionale fornita il più rapidamente ed efficacemente possibile. Le frontiere nazionali e le circostanze o le affinità politiche non devono avere influenza su chi deve ricevere l’aiuto umanitario”.

La fondazione, nei giorni scorsi, ha inoltre annunciato i premi Nobel 1999 per l’economia, la medicina, la fisica e la chimica. Ecco dunque chi, il prossimo 10 dicembre, riceverà dalle mani del re di Svezia l’importante riconoscimento e l’assegno da oltre un miliardo di lire:

Il ritorno della Fisica teorica
Il Nobel premia due fisici olandesi, Gerard’t Hooft e Martinus Veltman, “per avere fornito ai ricercatori nel mondo della fisica delle particelle un efficace strumento teorico, che può consentire di prevedere nuove particelle e le loro proprietà”. La scelta della commissione di Stoccolma, dunque, sposta i riflettori dall’attività di laboratorio a quella, apparentemente più oscura, della ricerca teorica. Le previsioni di Veltman e Hooft permettono di stabilire entro quali intervalli di energia si possono trovare le particelle elementari che ancora non sono state individuate, ma delle quali si sospetta l’esistenza. Gli strumenti matematici dei due fisici teorici, insomma, spiegano ai ricercatori sperimentali dove sia possibile trovare le eventuali particelle mancanti. E’ grazie a queste indicazioni, per esempio, che i ricercatori del Fermilab di Chicago hanno potuto recentemente individuare il quark top, l’ultima particella della famiglia dei quark che mancava all’appello. Il prossimo obiettivo sarà invece l’individuazione del bosone di Higgs, un’entità fondamentale che potrebbe spiegare il meccanismo attraverso cui le particelle vengono dotate di massa. E il lavoro di Veltman e Hooft risulterà fondamentale per il buon esito della ricerca.

La telecamera più veloce del mondo
Ahmed Zewail, scienziato americano di origine egiziana, è stato insignito del Nobel per la chimica 1999 per aver dimostrato che “con una tecnica laser rapida è possibile vedere come gli atomi si muovono in una molecola durante una reazione chimica”. La Reale Accademia delle Scienze di Svezia ha così scelto di premiare la parte della disciplina nota come “femtochimica”. Il lavoro che è valso a Zewail l’ambito riconoscimento è lo sviluppo di una tecnica spettroscopica a laser pulsato: si tratta, in sostanza, della possibilità di filmare ciò che avviene all’interno di una molecola durante una reazione chimica. Data la vertiginosa rapidità di tali processi è infatti necessario riuscire a filmarli velocemente, in modo da poterli poi esaminare “alla moviola”. Zewhail è riuscito proprio in quest’impresa, realizzando così quella che potrebbe essere definita la più veloce telecamera al mondo. Le applicazioni di tale scoperta sono molteplici: dalla possibilità di progettare efficientissimi componenti elettronici molecolari a quella di comprendere meglio molti meccanismi vitali. E di individuare, quindi, quelli che potrebbero essere i farmaci del futuro.

La bussola delle proteine
“Le proteine hanno segnali intrinseci che regolano il loro trasporto e la loro localizzazione all’interno delle cellule”. È questa la scoperta che ha fatto vincere il premio Nobel per la medicina a Guenter Blobel, ricercatore all’Università Rockfeller di New York. Scienziato di origine tedesca, ora cittadino americano, 63 anni, Blobel ha lavorato per 30 anni allo studio dei meccanismi che portano le proteine a dirigersi dentro e fuori le cellule. In particolare si deve a lui l’identificazione dei segnali molecolari che indirizzano la proteina sulla strada giusta, gettando così luce sui meccanismi alla base di alcune malattie genetiche quali la fibrosi cistica e l’ipercolesterolemia. Un segnale sbagliato, infatti, non permette alla proteina di raggiungere la giusta posizione all’interno delle cellule causando in questo modo l’insorgere di una patologia genetica. La ricerca di Blobel è stata valorizzata dalla fondazione Nobel anche per gli sviluppi che potrà dare alla realizzazione di nuovi farmaci.

L’architetto dell’Euro
Il premio Nobel per l’economia è andato a Robert A. Mundell, considerato il fondatore della corrente economica che studia la politica fiscale e monetaria nelle economie aperte, oltre che uno dei più importanti studiosi di macroeconomia internazionale. La Reale Accademia delle scienze svedese ha così premiato la lunga carriera dell’economista canadese (67 anni, docente alla Columbia University di New York, una vita trascorsa tra vecchio e nuovo continente), che divenne noto al grande pubblico nel 1961 con una delle prime proposte sulla moneta unica europea. Mundell, soprannominato “l’architetto dell’Euro”, aveva già intuito nel 1961, con due articoli pubblicati sul “Wall Street Journal”, i vantaggi di una moneta comune, quando per i governi europei sembrava impossibile rinunciare alle divise nazionali. Con lui l’Accademia svedese torna a premiare economisti di alto livello noti non solo agli addetti ai lavori: dal nostro Franco Modigliani fino all’indiano Amartya Sen (premiato lo scorso anno), il binomio Nobel-popolarità sembra vincere ancora.

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