Se una Terra non basta

Modelli e proiezioni sul futuro a parte, già oggi servirebbe un pianeta e mezzo per assorbire i gas serra emessi e produrre le risorse che stiamo consumando. Il nuovo rapporto del Global Footprint Network, ente non profit di ricerca – mostra infatti che l’umanità va a un ritmo del 44 per cento più veloce di quanto la Terra può sostenere. Ciò significa che occorrono 18 mesi per rigenerare quello che viene consumato in 12.

Perdita di biodiversità, deforestazione, depauperimento delle risorse ittiche, acidificazione degli oceani, stress delle risorse idriche sono sintomi di questo trend allarmante. Il rapporto 2009, come ogni anno, contiene le informazioni su più di cento nazioni e si basa sui dati del 2006, gli ultimi ad oggi disponibili (qui è possibile trovare le analisi nel dettaglio). I risultati danno una misura dell’impronta ecologica di ciascuna nazione considerata e del mondo intero – ovvero mostrano l’ammontare di terreno produttivo e di acque richiesti per coprire la domanda.

Secondo il rapporto, tra il 2005 e il 2006 l’impronta ecologica dell’umanità ha registrato un + 2 per cento, incremento dovuto sia all’aumento della popolazione sia alla crescita dei consumi pro-capite; rispetto al decennio precedente siamo però a un + 22 per cento. Nello stesso arco di tempo, la biocapacità – l’ammontare delle risorse che la natura può produrre – è rimasta invece stabile.

Grande la differenza tra i paesi con l’impronta pro-capite più pesante (quella degli Emirati Arabi, corrispondente a dieci ettari di terreno) e le nazioni con la più leggera (poco più di un ettaro, in molti casi troppo piccola per sopperire alle necessità basilari). I dati rivelano anche che se tutte le persone vivessero come uno statunitense medio (cui occorrono nove ettari l’anno), servirebbero cinque pianeti per produrre le risorse necessarie e assorbire la CO2 emessa. Vivere come un europeo medio (4,5 ettari l’anno), invece, richiede due pianeti e mezzo.

Per il Global Footprint Network, che sarà presente al vertice di Copenhagen (vedi Galileo), è inverosimile che si possa ridurre le emissioni di CO2 senza diminuire l’ “appetito” dell’umanità, ovvero senza regolare la crescita dei consumi e rivedere i modelli economici. Sembra indicarlo anche il fatto che, nonostante la crisi finanziaria mondiale, le emissioni di gas serra nel 2008 sono comunque aumentate del 2 per cento fino a un totale di 1,3 tonnellate pro capite l’anno, come ha dimostrato un altro studio del Global Carbon Project (GCP), pubblicato questa settimana su Nature Geoscience. (t.m.)

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