La guerra in Iraq potrebbe mettere in serio pericolo una delle più antiche ricchezze archeologiche mondiali. A lanciare l’allarme è l’Unesco, che teme le conseguenze di un nuovo conflitto per quella che un tempo fu la culla della civiltà: la Mesopotamia. Già dopo la guerra del Golfo, infatti, gran parte dei siti culturali e museali iracheni furono danneggiati e divennero oggetto di saccheggiamenti da parte della popolazione. Che in seguito all’embargo ha alimentato il traffico clandestino di opere d’arte. Così oggi secondo John Russel, storico dell’arte alla Columbia University, parte dell’eredità di sumeri, assiri e babilonesi si troverebbe nei mercati di antiquariato a Londra. Se i piani di Bush verranno portati a termine, nei primi due giorni di guerra è previsto il lancio di tremila bombe contro punti strategici che, secondo l’Unesco, sarebbero in prossimità di aree archeologiche. E sebbene la convenzione dell’Aja del 1954 stabilisca che i beni culturali debbano essere salvaguardati in caso di guerra, né gli Stati Uniti né l’Inghilterra hanno ratificato l’accordo. (v.n.)
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