Aborto: Zingaretti dice no agli obiettori nei consultori

Il Consiglio d’Europa lo scorso marzo ci aveva giusto bacchettato al riguardo: l’Italia ha una percentuale di obiettori troppo alta perché una donna possa abortire senza ostacoli. Si dichiarano obiettori in media sette ginecologi su dieci, infatti. Nel Lazio la media è ancora più alta: nove ginecologi ospedalieri su dieci sono obiettori. Non stupisce quindi come la decisione del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti – che in un decreto dice no all’obiezione di coscienza per la prescrizione di contraccettivi (vedi pillola del giorno dopo) e al rilascio di certificati per la richiesta di interruzione volontaria di gravidanza (Igv) nei consultori – sia stata salutata come una rivoluzione a difesa dellalegge 194.

Ovvero, secondo quanto riporta il decreto: “In merito all’esercizio dell’obiezione di coscienza fra i medici ginecologi, che dati recenti pongono a 69,3% in Italia (…) si ribadisce come questa riguardi l’attività degli operatori impegnati esclusivamente nel trattamento dell’interruzione volontaria di gravidanza, di seguito denominata Ivg. Al riguardo, si sottolinea che il personale operante nel Consultorio familiare non è coinvolto direttamente nella effettuazione di tale pratica, bensì solo in attività di attestazione dello stato di gravidanza e certificazione attestante la richiesta inoltrata dalla donna di effettuare Ivg. Per analogo motivo, il personale operante nel Consultorio è tenuto alla prescrizione di contraccettivi ormonali, sia routinaria che in fase post-coitale, nonché all’applicazione di sistemi contraccettivi meccanici, vedi Iud (lntra Uterine Devices)”. In questo modo l’obiezione di coscienza si restringe unicamente al trattamento stesso dell’interruzione di gravidanza.

“Il decreto è vincolante per tutto ciò che riguarda la contraccezione, compresa la pillola del giorno dopo, che molti medici ancora si rifiutano di prescrivere, ritenendola a torto un farmaco abortivo”, ha specificato a Repubblica la consulente di Zingaretti, Cecilia d’Elia: “È invece un atto di indirizzo per quanto riguarda l’interruzione volontaria di gravidanza. Si ricorda, cioè, ai medici che l’obiezione di coscienza è sì tutelata dalla legge, ma non può essere estesa anche alla parte della certificazione a cui sono tenuti appunto i ginecologi dei consultori”.

Una presa di posizione, quella del presidente, accolta con entusiasmo da onlus per la tutela della salute femminile come Vita di donna, che sul proprio portale scrive: “A nostra memoria, nessun governatore, anche delle Regioni guidate dal PD o da amministrazioni di centro sinistra, è riuscito a ribadire con tanta forza il diritto delle donne ad essere assistite per la documentazione necessaria per l’aborto nei Consultori Familiari”.

Via: Wired.it

Credits immagine:  Daniele Muscetta/Flickr

2 Commenti

  1. Concordo con Giovanni L.S.
    Sono altresì convinto che chi è fermamente convinto dell’inaccettabilità morale dell’interruzione di gravidanza, non avrà nulla da obiettare – forte del suo principio etico – rispetto a una decurtazione dello stipendio.

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