Acqua per la Palestina

Israele ha presentato al Congresso degli Stati Uniti un piano per fornire acqua potabile ai Territori Palestinesi, ma la proposta sta incontrando forti opposizioni. Come riportato dal settimanale NewScientist, i ricercatori del Israel Institute of Technology di Haifa hanno preparato un progetto per un gigantesco impianto di desalinizzazione delle acque marine che dovrebbe rifornire la regione palestinese del West Bank. In base agli accordi di Oslo del 1995, spettano a Israele i quattro quinti delle risorse idriche di questa regione. Ma il fabbisogno di acqua dei Territori Palestinesi non può essere soddisfatto dai pozzi rimanenti, e nel giro di 15 anni la zona potrebbe rimanere senza acqua potabile. Per realizzare l’impianto proposto, Israele chiede fondi agli Stati Uniti, e si impegna a garantire il passaggio delle acque sul suo territorio. Anche se all’idea si lavora da tempo, il governo israeliano ha iniziato solo di recente a investire massicciamente sulla tecnologia di desalinizzazione delle acque. Molti, sia da parte israeliana che palestinese, sperano che una volta rese disponibili nuove risorse idriche con questo sistema, Israele possa cedere in parte il controllo delle falde acquifere della West Bank, vitali per un futuro Stato Palestinese. Ma ora si teme che Israele veda invece nel progetto un modo per mantenere il controllo su quelle stesse falde, rendendo la Palestina il paese in assoluto più dipendente dalla desalinizzazione. Tuttavia, molti ingegneri idraulici avvertono che il processo di desalinizzazione e pompaggio dell’acqua costerebbe circa 1 dollaro al metro cubo, costo che una famiglia media palestinese non potrebbe sostenere. Inoltre, gli esperti mettono in evidenza che si rifornirebbero con questo sistema delle zone montane in cui ci sono risorse d’acqua sotterranee, che costerebbero un terzo. (i.l.c.)

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