Categorie: Salute

Adotta un embrione

Adottare un embrione. Da fine novembre si potrà fare a Barcellona, in Spagna. L’Istituto Marqués di Ginecologia metterà a disposizione 1700 embrioni derivanti da processi di fecondazione assistita che si trovano nei suoi criocongelatori. E l’iniziativa ha già riscosso un’enorme successo. Già adesso sono numerossissime le richieste da parte di coppie e donne interessate. E una grossa percentuale di queste, viene dall’Italia. Tre di queste sono state già selezionate per l’adozione. La Lopez-Teijon, medico e responsabile del progetto, ha spiegato a Galileo come è nato e come si sta evolvendo. Dottoressa, come nasce l’idea di far “adottare” un embrione?”La legge spagnola prevede che gli embrioni sopranumerari derivanti dalla fecondazione assistita possano essere impiegati in quattro modi: o impiantati successivamente alla stessa donna che ha praticato la fecondazione, o donati a un’altra coppia, che abbia problemi di sterilità, o donati alla ricerca, o distrutti. La scelta spetta alla coppia che fa la prima inseminazione artificiale. Tuttavia, il 62 per cento delle coppie che l’hanno praticata presso il nostro istituto, non hanno preso alcuna decisione in proposito. Infatti molto spesso questa scelta provoca problemi emozionali. Così noi ci troviamo con embrioni congelati addirittura 14 anni fa, dei quali non possiamo neppure rintracciare i genitori. Nel novembre 2003 è stata approvata una legge che prevede che, se la coppia non si pronuncia entro un anno, la gestione degli embrioni passa al centro che ha praticato la fecondazione. E quindi noi abbiamo pensato di introdurre una formula nuova, rispetto alla “donazione”, che implica il consenso dei genitori. Dicendo “adozione” intendiamo che il centro mette questi embrioni “abbandonati” a disposizione di chi lo richieda e sia idoneo. Non è la prima volta che questo avviene, però nessun centro al mondo aveva aperto una unità per farlo sistematicamente”.Ma c’è una domanda reale di questo servizio? E qual è il profilo dei richiedenti?”La domanda ha addirittura superato le nostre aspettative. Dalla seconda metà di ottobre, quando abbiamo cominciato a fare i primi colloqui, si sono presentate molte persone, e già ne abbiamo selezionate 35. Il primo trasferimento si farà a fine novembre. Noi mettiamo a disposizione solo gli embrioni di coppie giovani e sane e verifichiamo che la donna che li riceverà sia sana fisicamente e psicologicamente e che abbia un’età compresa fra i diciotto e i quarantacinque anni. Anche persone che non vogliono o non possono accogliere questi embrioni ci stanno manifestando il loro appoggio: stiamo organizzando una festa alla quale interverranno vari personaggi dello spettacolo. Fra le domande ce n’è un gran numero che proviene dall’Italia”.Crede che questo dipenda dalle condizioni della fecondazione assistita in Italia?”Certamente. Le coppie italiane non accettano di fare la fecondazione assistita alle condizioni della nuova legge del governo Berlusconi. Quelle che possono la vanno a fare all’estero. In altre parole, l’effetto della legge è semplicemente quello di porre un ostacolo alle coppie più deboli economicamente, che non possono affrontare viaggi e residenze all’estero”. Parlando di questioni economiche: l’adozione costerà circa 2200 euro, molto meno di un ciclo di fecondazione assistita completo o di donazione di ovulo. Crede che questo possa incoraggiare coppie che potrebbero scegliere queste ultime due formule a optare per la prima?”Di fatto casi del genere si sono già presentati. Noi facciamo presente alla coppia tutte le possibilità. Però la decisione finale su che processo scegliere spetta ai futuri genitori”.La legge spagnola dice che dopo 4 anni dalla fecondazione gli embrioni abbandonati possano essere messi a disposizione della ricerca. Perché non avete optato per questa scelta? Non c’è domanda da parte dei centri di ricerca?”Noi siamo medici, e ci occupiamo di aiutare coppie con problemi di fertilità. Quindi abbiamo dato la priorità a questo utilizzo. Certamente questo crea un certo conflitto con le applicazioni di ricerca. Ciò non vuol dire, ovviamente, che osteggiamo la sperimentazione con embrioni umani. Al contrario, sono convinta che questa sarà inevitabile. Se i paesi ricchi la rifiuteranno, la ricerca troverà il modo di rifornirsi di embrioni di paesi poveri dove non ci sia regolamentazione”.

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