La sonda spaziale Galileo, giunta il mese scorso ad appena 160 chilometri da Giove, ha mostrato che Amaltea, una delle più piccole e interne lune del pianeta, è piena di buchi. La scoperta, resa nota da un team di scienziati della Nasa durante un meeting dell’American Geophysical Union, indica che la massa di Amaltea è minore di quanto finora si ritenesse: gli spazi vuoti tra le parti rocciose occupano la percentuale maggiore del volume totale. Non solo, anche il materiale solido non è abbastanza pesante da confermare le attuali teorie sull’origine delle lune di Giove. Secondo le quali, i satelliti più vicini al pianeta dovrebbero essere anche i più densi. Identificata per la prima volta nel 1892 da Edward Barnard, un astronomo dilettante statunitense, Amaltea ha un diametro massimo di appena 270 chilometri. La bassa densità, unitamente a una forma assai irregolare, suggerisce che in passato il satellite si sia frantumato in vari pezzi che ora sono saldati tra loro grazie alla mutua attrazione gravitazionale. “Amaltea potrebbe essersi formata originariamente come un singolo blocco, ma poi deve essere stata frammentata da collisioni”, ha ipotizzato Torrence Johnson del Nasa Jet Propulsion Laboratory. L’avvicinamento di Galileo ad Amaltea ha portato la sonda alla minima distanza da Giove da quando, nel 1995, ha iniziato a orbitare intorno al pianeta gigante. (f.to.)
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