Il permafrost è lo strato di ghiaccio permanente delle zone artiche e in Alaska si sta sciogliendo a una velocità inesorabile lasciando spazio a paludi e acquitrini. A svelarlo è una ricerca condotta da Torre Jorgensen dell’Alaska Biological Research di Fairbanks (Alaska) e dai suoi colleghi, che hanno confrontato le fotografie aeree effettuate in alcune aree polari tra il 1982 e il 2001, scoprendo un forte aumento nel numero di piccoli stagni e terreni paludosi formati in seguito allo scioglimento del permafrost negli ultimi due decenni. Gli scienziati ritengono che la causa principale di questo fenomeno sia da attribuire alle alte temperature estive registrate in Alaska tra il 1989 ed il 1998 e stimano che più di un terzo del permafrost delle pianure artiche possa andare incontro a scioglimento durante le prossime estati. Durante la stagione estiva infatti, lo strato di suolo ghiacciato presente sopra il permafrost si scioglie, un processo che favorisce la crescita della vegetazione. Nel caso di alte temperature invece, le acque superficiali possono intaccare anche lo strato di ghiaccio sottostante provocando depressioni del terreno e la formazione di piccole paludi. Le conseguenze possono essere gravi per l’intero ecosistema artico poiché lo scioglimento potrebbe liberare le enormi quantità di metano e di anidride carbonica intrappolate nel ghiaccio da migliaia di anni. Inoltre la formazione dei terreni paludosi aumenterebbe l’attività degli organismi anaerobi, con un forte rilascio di gas metano nell’atmosfera e importanti implicazioni per il clima. (s.m.)
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