È l’avvelenamento più comune in tutto il mondo, ma non abbiamo ancora un antidoto efficace per combattere l’esposizione al monossido di carbonio (CO). Pericoloso perché inodore, incolore e insapore, viene prodotto da combustioni incomplete, in difetto di aria, da impianti di riscaldamento difettosi come da camini che non funzionano bene. Alcuni ricercatori però, sulle pagine di Science Translational Medicine, raccontano di aver sviluppato una sostanza attiva nei casi di intossicazione da monossido di carbonio, una proteina efficace contro l’avvelenamento, almeno nei topi.
Il monossido di carbonio è insidioso e tossico perché si sostituisce alle molecole di ossigeno dell’emoglobina, bloccandone le funzioni, con ripercussioni gravissime sul funzionamento di corpo e cervello. I ricercatori guidati da Mark Gladwin della Pitt School of Medicine hanno scoperto che una possibile soluzione potrebbe essere una proteina simile all’emoglobina, presente nel cervello: la neuroglobina (Ngb). Una sostanza, spiegano, capace di legare il monossido di carbonio con elevata affinità.
In realtà i ricercatori dopo aver scovato la proteina hanno lavorato per migliorarne le capacità di cattura del CO, realizzandone una versione ingegnerizzata più efficace (Ngb H64Q), capace di legare il monossido di carbonio 500 volte fortemente rispetto all’emoglobina. Poteva funzionare questa proteina come una trappola per il CO e come un antidoto contro i casi di avvelenamento?
Per capirlo gli scienziati hanno testato gli effetti della somministrazione della proteina su alcuni topi intossicati con il monossido. Data entro 5 minuti dall’inalazione di una dose letale di CO, la neuroglobina ingegnerizzata è riuscita a mettere in salvo l’87% dei topi, raccogliendo il monossido e liberando così l’emoglobina. In questo modo è stato possibile ripristinare la pressione sanguigna e migliorare la quantità di ossigeno presente nei tessuti. L’espulsione della proteina legata al monossido di carbonio da parte dei roditori è avvenuta attraverso i reni.
“La nostra proteina è estremamente efficace nel lavaggio di CO dal sangue e potrebbe rivelarsi un avanzamento significativo nel trattamento dell’avvelenamento da CO“, ha spiegato Gladwin: “Se approvato [dopo test su altri mammiferi e quindi nei pazienti se incoraggianti, ndr] questo antidoto potrebbe essere rapidamente somministrato alle vittime dell’avvelenamento da monossido di carbonio, eliminando costosi ritardi che si verificano con le attuali opzioni di trattamento”, ha concluso Gladwin.
Riferimenti: Science Translational Medicine
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