L’Oms denuncia: in Ucraina 24 ospedali bombardati, e se il sistema sanitario crolla è una catastrofe

cessate il fuoco
(Foto: Markus Spiske on Unsplash)

Vaccini anti-tetano, kit traumatologici e per chirurgia di emergenza, ossigeno, insulina, anestetici, kit per trasfusioni, garze, bende, defibrillatori, generatori di corrente elettrica. Ci sono quasi interi ospedali che stanno arrivano in questi giorni in Ucraina, sotto forma di aiuti tanto da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità che da associazioni medico-umanitarie. Perché dallo scoppio della guerra gli ospedali sembrano essere nel mirino. L’ospedale pediatrico di Mariupol, costato la vita alla donna incinta trasportata fuori su una barella, non l’unico a stato essere colpito, né quella donna l’unica vittima. A oggi, sul sito del SURVEILLANCE SYSTEM FOR ATTACKS ON HEALTH CARE (SSA) dell’Oms si riportano 24 le strutture sanitarie colpite dai combattimenti, 31 gli attacchi contro i servizi sanitaria. E il crollo del sistema sanitario – avverte l’Oms – può amplificare a dismisura il peso della guerra.


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“Attaccare i più vulnerabili – neonati, bambini, donne incinte e tutti quelli che già soffrono per diverse malattie e gli operatori sanitari che rischiano la propria vita per salvarne altre – è un atto di inconcepibile crudeltà”, si legge nell’appello per il cessate il fuoco dell’Oms, e sottoscritto anche da Unicef e dal Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA: “il sistema sanitario ucraino è già chiaramente sotto pressione e il suo crollo sarebbe una catastrofe. Deve essere messo in atto ogni sforzo per evitare che ciò accada”.

Ovunque: alle frontiere per i civili in fuga – si stima già tre milioni – negli ospedali che ancora reggono, nelle strutture da campo, nei rifugi sotterranei dove si è nascosta la popolazione minacciata dai bombardamenti. In quella che è una disperata corsa contro il tempo, sottolineano da Medici senza frontiere, con i feriti che aumentano, le scorte di materiale medico che finiscono e la guerra che è arrivata ormai nelle città, Kiev compresa.


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“L’assistenza e i servizi sanitari dovrebbero essere protetti da tutti gli atti di violenza e ostruzione. In mezzo alla pandemia di COVID-19 ancora in corso, che ha già messo a dura prova i sistemi e gli operatori sanitari, questi attacchi possono essere ancora più devastanti per la popolazione civile. Per il bene degli operatori sanitari e per tutte le persone in Ucraina che hanno bisogno di accedere ai servizi salvavita che forniscono, gli attacchi a tutta l’assistenza sanitaria e ad altre infrastrutture civili devono cessare”. Appelli finora rimasti inascoltati.

Credits immagine: Markus Spiske on Unsplash