La resistenza agli antibiotici viaggia nell’aria

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(Foto via Pixabay)

Nell’aria inquinata di 19 metropoli sparse in tutto il mondo si respirano i geni dell’antibiotico resistenza. E rischiano di entrare nei nostri polmoni e possono passare ai batteri che ospitiamo, trasformandoli in superbatteri, resistenti anche agli antibiotici più potenti. A raccontarlo è oggi uno studio internazionale pubblicato su Environmental Science and Technology che mostra come i geni ARGS (Antibiotic Resistant Genes) siano stati rilevati a tutte le latitudini, da Brisbane a Varsavia. E suggerisce come avremo forse bisogno di ridefinire gli standard di qualità dell’aria per gli ambienti urbani.

Lantibiotico-resistenza causa oggi circa 700 mila vittime all’anno in tutto il mondo, che secondo alcune stime potrebbero diventare 10 milioni nel 2050. Ad alimentare la resistenza agli antibiotici soprattutto gli allevamenti animali, gli impianti di depurazione delle acque e gli ospedali, ma anche lo stato di salute della popolazione e le sue abitudini sul consumo di prodotti farmaceutici.

I geni che conferiscono resistenza possono essere ereditati o acquisiti con trasferimento orizzontale (ovvero senza riproduzione ma per semplice passaggio di materiale genetico) da un batterio all’altro. Ma questi geni, ricordano i ricercatori, possono passare anche dall’ambiente ai batteri (anche commensali dell’essere umano) con l’aiuto di elementi genetici mobili come i plasmidi (frammenti circolare di DNA) o i profagi (genomi virali integrati nel DNA batterico). Sia i batteri che gli ARGS sono considerati PM2,5,cioè polveri sottili, particelle di dimensione inferiore ai 2,5 micron. Inquinanti che potrebbero alimentare il problema dell’antibiotico-resistenza perché la trasmissione aerea potrebbe influenzare la diffusione ambientale delle resistenze agli antibiotici, scrivono oggi gli studiosi.

Gli scienziati hanno osservato che esiste una distribuzione specifica dei geni della resistenza per ogni città, che riflette i consumi dei farmaci e lo stato di salute della popolazione, ma che appare correlata anche alla presenza di impianti di trattamento delle acque reflue o di impianti industriali farmaceutici all’interno o in prossimità dei centri urbani. Per esempio l’abbondanza relativa in alcune città di geni per la resistenza ai sulfamidici è stata messa in relazione agli impianti industriali di produzione farmaceutica e ai depuratori di acque reflue.

Pechino è risultata la città con il maggior numero di sottotipi di ARGS nell’aria, Bandung, nuova metropoli indonesiana di quasi 6 milioni di abitanti, quella con meno varietà di ARGS. Inoltre i dati collezionati mostrano che la quantità di geni per la resistenza agli antibiotici della famiglia delle penicilline e cefalosporine è più alta a San Francisco, minore a Zurigo (l’Italia non è stata presa in considerazione nello studio). Solleva preoccupazione il ritrovamento in tutti i continenti di geni per la resistenza alla vancomicina, ritenuto l’antibiotico più potente disponibile e l’ultima spiaggia nella terapia contro il temibile Staphylococcus aureus, causa di molte infezioni ospedaliere.

Negli ultimi dieci anni, concludono i ricercatori, la quantità di ARGS immessi nell’aria è cresciuta e il rischio di inalazione e trasmissione dei geni della resistenza ai batteri è in aumento. Motivo per cui, si augurano gli esperti, sarebbe auspicabile una ridefinizione degli standard di qualità dell’aria, che tenga conto anche di questi aspetto non molto considerato.

Riferimenti: Environmental Science and Technology

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