Ascoltare con la pelle

Il riconoscimento e l’elaborazione delle parole da parte del cervello non interessano solo il senso dell’udito, ma passano attraverso l’integrazione di più sensi, tra i quali anche il tatto. Nell’ascoltare una persona parlare, infatti, questo senso può facilitare i processi di percezione ed elaborazione dei suoni. È quanto dimostra uno studio pubblicato su Nature e condotto da Bryan Gick e Donald Derrick della British Columbia University (Canada).

L’integrazione multi-sensoriale è un fenomeno ben noto agli scienziati. Numerosi studi hanno dimostrato, per esempio, che le informazioni visive offerte da una persona che parla possono migliorare od ostacolare la comprensione delle parole da parte di chi ascolta. Alcuni sostengono che anche il tatto rientri in questo gioco di interferenze, ma sino ad oggi le prove a favore di questa ipotesi sembravano contraddittorie.
   
Con un semplice esperimento, i ricercatori canadesi hanno finalmente dimostrato che, insieme alle orecchie, il nostro corpo ascolta anche con la pelle. Nella maggior parte delle lingue, i suoni si dividono in aspirati e non. In inglese, per esempio, le sillabe “pa” e “ta” hanno un suono aspirato, al contrario di “ba” e “da”. Nell’esperimento, i ricercatori hanno fatto ascoltare a 66 persone di nazionalità anglosassone una serie di registrazioni delle quattro sillabe. Durante l’ascolto, i volontari potevano ricevere dei leggeri soffi sul collo o sulla mano destra. I soffi, che servivano a riprodurre la sensazione fisica di una pronuncia aspirata, venivano realizzati con un piccolo compressore ed erano assolutamente impercettibili all’udito. Dai risultati del test, è emerso che la presenza del soffio migliorava il riconoscimento delle sillabe “pa” e “ta” ma interferiva con la corretta percezione di “ba” e “da”, che venivano confuse con le sillabe aspirate.

I risultati ottenuti dimostrano che anche i recettori tattili del sistema somato-sensoriale sono coinvolti nella percezione dei suoni. La scoperta può guidare lo sviluppo delle applicazioni audio e televisive, nonché aiutare la progettazione dei dispositivi per le persone con problemi di udito. (m.s.)

Riferimenti: Nature doi:10.1038/nature08572

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