Categorie: Salute

Batteri al naturale

Le dinamiche sviluppate da un organismo nel suo ambiente naturale – e non più, dunque, la sua sola interazione all’interno dell’organismo umano – possono rivelarsi una fonte essenziale di informazioni nello studio delle malattie infettive. A sostenerlo sull’ultimo numero online di  Environmental Microbiology sono Luigi Vezzulli e Carla Pruzzo, ricercatori presso il dipartimento di Biologia dell’Università di Genova, che hanno applicato con successo questa prospettiva nell’analisi del Vibrio cholerae, l’agente patogeno del colera, nell’acqua.

“Il nostro modello si basa su una nuova interpretazione di evidenze già prodotte dalla comunità scientifica internazionale”, spiega Vezzulli a Galileo. “A differenza dell’epidemiologo, però, che studia il batterio in interazione con l’essere umano per comprenderne i meccanismi, noi ci siamo focalizzati sull’analisi della sua sopravvivenza e della sua evoluzione in ambiente non umano. A nostro giudizio queste dinamiche svolgono un ruolo fondamentale proprio nella trasmissione della malattia all’individuo e, pertanto, possono rivelarsi essenziali anche in ambito epidemiologico”.

I due microbiologi, così, si sono focalizzati sul rapporto tra il Vibrio cholerae e la chitina, il polimero più abbondante in natura (in particolar modo nell’ambiente marino), nonché uno dei principali componenti dell’esoscheletro degli insetti e degli artropodi. “Il nostro approccio ha evidenziato come quest’interazione produca una serie di effetti importanti proprio in termini di una maggiore persistenza del batterio e, di conseguenza, delle sua più forte capacità di evolversi e adattarsi”, spiega Vezzulli, che continua: “Sono le reazione al proprio ambiente naturale a permettere al Vibrio cholerae di assumere nel tempo caratteristiche genetiche diverse, tra le quali la patogenicità. Riuscire a decodificare queste relazioni significa, pertanto, avere dati essenziali per predisporre delle strategie di cura più efficaci contro la malattia”. (l.s.)

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