Categorie: Vita

Il canto del lemure

Se trovare il partner giusto è difficile per noi umani, che siamo in grado di riconoscere gli individui della nostra stessa specie, Homo sapiens, per le proscimmie del Madagascar è ancora più complicato. Alcune specie di microcebi, i “lemuri topo”  non possono  distinguere “ad occhio nudo” gli individui della propria specie da quelli di altre specie, perché troppo simili tra loro. Allora, come fanno questi nostri lontani cugini a non incrociarsi con femmine di altre specie, dando luogo ad unioni infeconde o ibridi sterili? Risponde, per la prima volta, uno studio pubblicato su Bmc Biology da Pia Braune e collaboratori dell’Università di Hannover.

La ricerca ha dimostrato che i microcebi, i primati più piccoli che esistano, sono in grado di richiamare i partner sessuali della loro specie utilizzando un preciso repertorio “canoro”. Gli studiosi hanno registrato, e successivamente riproposto “in stereofonia”, le vocalizzazioni (simili a squittii) di lemuri appartenenti a tre specie gemelle (cioè simili tra loro e distinguibili solo tramite test genetici): il microcebo grigio, il microcebo dorato, che convivono nella stessa foresta, e il microcebo di Goodman, che si trova in un altro sito forestale. Anche se tutte le specie hanno il “copyright” su un repertorio vocale diverso, le due specie “coinquiline” hanno differenziato molto i loro richiami, tanto che le femmine di una specie ignorano completamente i richiami dei maschi appartenenti alla specie gemella. I richiami dei maschi della specie isolata (il microcebo di Goodman)  suscitano, invece,  un certo interesse da parte delle femmine di microcebo grigio. È evidente che queste due specie non hanno avuto l’esigenza di differenziare troppo le loro “serenate”  perché non corrono il rischio di incontrarsi e dare luogo ad accoppiamenti “inutili”, con un alto costo energetico e un beneficio nullo. La ricerca di Braune e collaboratori dimostra che il riconoscimento sonoro non è una prerogativa di uccelli e rane ed evidenzia, in ultima analisi, che anche i canali sensoriali diversi dalla vista, spesso sottovalutati, giocano un ruolo fondamentale nel mantenimento delle specie animali. (i.n.)

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