Birra, la schiuma è un’esplosione atomica

Alzi la mano chi non l’ha mai fatto. Colpire la bocca della bottiglia di birra appena aperta da un amico e godersi lo spettacolo della schiuma che fuoriesce violentemente e lo inonda. Un vecchio giochino cameratesco che allieta i party e su cui oggi anche la scienza si è espressa – una roba da dot physics, per dirla all’americana. Secondo i ricercatori della Universidad Carlos III de Madrid, della Université Pierre et Marie Curie e dell’Institut Jean le Rond d’Alembert, il meccanismo è legato alla cosiddetta cavitazione, il fenomeno per cui si formano delle bollicine in un liquido subito dopo un impatto violento. Gli scienziati hanno presentato le loro conclusioni al congresso annuale della Division of Fluid Dynamics dell’American Physical Society (Aps).

“Un impatto verticale improvviso sulla bocca di una bottiglia di birra genera un’onda di compressione che si propaga attraverso il vetro fino alla base. Quando la raggiunge, torna indietro come onda di espansione e arriva alla superficie libera, diventando nuovamente un’onda di compressione”: è questo treno di onde, secondo gli scienziati, a generare la cavitazione forzata nel liquido, cioè la rapida apparizione delle bolle. Le interazioni fluido-bottiglia, poi, provocano il collasso di queste bolle “madri” e la loro riorganizzazione in “figlie” più piccole, in grado di crescere molto più velocemente. È l’espansione rapida di queste ultime a provocare la fuoriuscita della schiuma: “In particolare, si creano dei pennacchi densi di bolle, la cui forma ricorda molto il fungo delle esplosioni atomiche”, spiega Javier Rodriguez-Rodriguez, uno degli autori della ricerca. “Ed è questo che, in realtà, rende il fenomeno così esplosivo: le bolle crescono e salgono sempre più velocemente”.

Il lavoro degli scienziati sembra essere il primo del suo genere. E, al di là del divertimento alcolico, potrebbe essere applicato a sistemi di ingegneria e fenomeni naturali “seri”, come l’improvviso e catastrofico rilascio di anidride carbonica inspiegabilmente registrato nel 1986 nel lago Nyos.

Riferimenti: 66th Annual Meeting of the APS Division of Fluid Dynamics
Credits immagine: Today is a good day/Flickr

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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