Due miliardi di persone continuano a non aver accesso ai farmaci essenziali. E la domanda continua a essere la solita: i colossi del farmaco stanno facendo tutto il necessario in termini di trasparenza, ricerca e sviluppo per combattere le malattie neglette e garantire accesso ai trattamenti? A porsela è anche Plos Medicine, che questa settimana dedica uno speciale all’argomento analizzando quanto Big Pharma rispetti gli impegni previsti dalle “Human rights guidelines for pharmaceutical companies in relation to access to medicines” approvate dall’Onu nel 2008.
L’analisi è affidata a tre diversi articoli. Il primo, di Sofia Gruskin e Zyde Raad, della Harvard School of Public Health, presenta diversi approcci per monitorare l’attenzione delle industrie ai diritti umani. Poi c’è il punto di vista delle aziende con l’intervento di Geralyn Ritter, vicepresidente del Global Public Policy and Corporate Responsibility alla Merck & Co, secondo il quale il ruolo delle farmaceutiche è solo una parte del problema: serve l’aiuto dei governi e delle organizzazioni internazionali per risolvere i fattori che impediscono il diritto alla salute, come la povertà, la mancanza di infrastrutture, la corruzione. L’ultimo contributo è quello di Paul Hunt e Rajat Khosla, dello Human Rights Centre dell’Università di Essex (Regno Unito), che auspica la creazione di meccanismi di controllo esterni che vigilino sull’operato delle compagnie e rendano pubblici i risultati delle loro valutazioni.