Cannabis: facciamola coltivare all’Istituto Farmaceutico Militare

    Dopo il via libera dell’Abruzzo, si continua a parlare dell’utilizzo della cannabis a scopo terapeutico. A far discutere questa volta è una dichiarazione di Enzo Brogi, consigliere regionale della Toscana in quota Pd, che ha indirizzato una proposta choc ai Ministri della Difesa e della Salute: la marijuana terapeutica facciamola produrre nell’Istituto Farmaceutico Militare di Firenze.

    “In Italia – ha dichiarato Brogi – stiamo assistendo ad un paradosso: mentre si dice sì all’uso medico della cannabis, si continua a negarne la coltivazione. Per questo mi sento di lanciare un appello alle due giovani e dinamiche ministre della Difesa e della Salute perché la coltivazione per uso medico possa essere fatta in un lugo d’eccellenza come l’Istituto farmaceutico militare dell’Esercito”.

    L’istituto, ospitato a Firenze dal 1931, si occupa principalmente della preparazione di farmaci per l’esercito, ma anche della produzione di farmaci orfani e per le malattie rare, e dei medicinali che non vengono più prodotti dalle case farmaceutiche. In attesa di regole che permettano la coltivazione anche in Italia, si chiede provocatoriamente Brogi, perché non fare dunque produrre la marijuana ai militari, che “notariamente non sono proprio scavezzacollo?”

    Nei laboratori del Cra (Consiglio per la ricerca e sperimentazione in agricoltura) di Rovigo, ricorda infatti Brogi, dove la marijuana viene coltivata per studiarne gli effetti a scopo terapeutico, i ricercatori sono poi tenuti a bruciare le piante in virtù dell’attuale normativa. “Il risultato – osserva Brogi – è che, se si vuole usare i cannabinoidi per uso medico, si deve acquistare la materia prima in Olanda a 40 euro al grammo”.

    Credits immagine: blabla blabla/Flickr

    2 Commenti

    1. Speriamo davvero che lo Stato la faccia coltivare dall’Istituto Farmaceutico Militare perchè tanti giovani partono dalla cannabis per finire, irrecuperabili,su droghe pesanti…
      Ottima idea quella di Enzo Brogi.

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