Cannabis terapeutica: ora produciamola anche in Italia

    Dal 4 gennaio l’Abruzzo è la settimana regione italiana ad aver regolamentato l’utilizzo della cannabis a scopo terapeutico, stabilendo che i farmaci saranno a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Non si tratta di un’autentica novità, perché l’utilizzo terapeutico dei derivati della marijuana è consentito da una legge nazionale del 2006. La vera notizia, piuttosto, è che a differenza di quanto fatto dal governo Monti nel caso di leggi simili in Liguria e Veneto, questa volta il Consiglio dei Ministri ha deciso di non impugnare la normativa. Un segnale di apertura dunque, anche se i farmaci continueranno ad essere importati dall’estero, visto che, come ricordano i Radicali Italiani (promotori di una legge che vuole modificare la situazione) nel nostro Paese è vietata la coltivazione della marijuana anche per fini terapeutici.

    Secondo le nuove norme, in Abruzzo i medicinali cannabinoidi “possono essere prescritti, con oneri a carico del sistema sanitario regionale, da medici specialisti del SSR e da medici di medicina generale del SSR, sulla base di un piano terapeutico redatto dal medico specialista”. La cura potrà inoltre essere seguita sia in ambito ospedaliero che a domicilio, e il rinnovo della prescrizione sarà valutato dal medico in base alla risposta del paziente al trattamento. Come previsto dalla legge nazionale, la prescrizione di medicinali derivati dalla cannabis potrà essere fatta solamente “in assenza di valide alternative terapeutiche”.

    In Italia in effetti l’utilizzo terapeutico della cannabis è già consentito (ma non quello ricreativo). La procedura per accedere ai farmaci è però alquanto complessa, e secondo la legge nazionale il costo del trattamento è a carico dei pazienti. Una cifra non trascurabile, visto che, come ricorda il Segretario di Radicali Italiani Rita Bernardini, il costo del rimedio in farmacia si aggira intorno ai 35 euro a grammo, e un paziente con sclerosi multipla (una delle patologie per cui è stato autorizzato il ricorso alla cannabis terapeutica) ha bisogno di circa 2 o 3 grammi al giorno.

    Per questo già diverse regioni hanno deciso di intervenire per garantire il rimborso dei farmaci e regolarne la prescrizione. La legge abruzzese prevede inoltre che la regione possa fare accordi con centri o istituti autorizzati per produrre farmaci, in modo da non doverli importare dall’estero. Questa parte della normativa però non troverà probabilmente applicazione, visto che in Italia è a tutt’oggi vietata la coltivazione della cannabis se non per la ricerca (e non quindi a fini terapeutici).

    “Vorrei capire il motivo per il quale nel nostro Paese si sia costretti ad importare dall’estero, a carissimo prezzo, questi farmaci”, prosegue Bernardini. “La strada sarebbe semplice se non fossimo in Italia, dove ci sono le competenze scientifiche ma c’è l’ossessione della marijuana: la soluzione è coltivarla e produrla. E consentire – previa autorizzazione – l’autocoltivazione da parte di Cannabis Sociale Club di malati come quello, coraggiosissimo, di Racale, di cui sono felice di essere Presidente onoraria. La relativa proposta di legge è già depositata alla Camera e porta la firma dell’on Sandro Gozi, attuale sottosegretario con delega agli affari europei”.

    Credits immagine: Alejandro Forero Cuervo/Flickr

    1 commento

    1. Bene,era ora!
      Quando sarà possibile estendere il trattamento ai malati di cancro ed in particolare a quelli di ca mammario visti gli studi americani e i verificati benefici.

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