Da uno studio targato Fatebenefratelli – Isola Tiberina arriva oggi la conferma del legame tra rame e Alzheimer. La ricerca, pubblicata sulla rivista Annals of Neurology, dimostra che nei pazienti con demenza cognitiva lieve (uno dei fattori di rischio per l’Alzheimer), la presenza di alti livelli di rame non-ceruplasminico nell’organismo aumenta dal 20 al 50% la probabilità che la patologia evolva in malattia di Alzheimer. I risultati aprono ora le porte allo sviluppo di nuove strategie di prevenzione.
Trattandosi di un fattore di rischio modificabile, è infatti possibile intervenire per evitare che i livelli di rame “tossico” presenti nel nostro organismo accelerino la progressione della malattia nei soggetti con livelli anormali. Questo, spiegano i ricercatori, si può fare adottando una dieta a basso contenuto di rame, o attraverso l’assunzione di farmaci a base di zinco, che contrastano l’assorbimento di rame a livello intestinale.
“Abbiamo già presentato una richiesta di finanziamento all’Unione Europea – spiega Rosanna Squitti, ricercatrice del Fatebenefratelli responsabile del progetto – appositamente per verificare l’efficacia di terapie, già esistenti in commercio e a basso costo, che ristabilizzano i normali livelli di rame nei soggetti a rischio che presentano queste anomalie”.
Riferimenti: Value of serum nonceruloplasmin copper for prediction of mild cognitive impairment conversion to Alzheimer disease; Rosanna Squitti PhD,Roberta Ghidoni PhD,Mariacristina Siotto PhD,Mariacarla Ventriglia PhD,Luisa Benussi PhD,Anna Paterlini PhD,Mariachiara Magri PhD,Giuliano Binetti MD,Emanuele Cassetta MD,Deborah Caprara PhD,Fabrizio Vernieri MD, Paolo M. Rossini MD e Patrizio Pasqualetti PhD; Annals of Neurology DOI: 10.1002/ana.24136
Credits immagine: Eugenio Siri/Flickr
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Conoscere gli alimenti a basso contenuto di rame ci aiuterebbe nella prevenzione