Scienza made in Italy (or by Italians)

    Il meccanismo che regola la formazione della mielina apre la nostra rassegna delle pubblicazioni a firma italiana. Che questa settimana è particolarmente ricca

    Su Nature Neuroscience i ricercatori del San Raffaele di Milano, insieme ai ricercatori della New York University e della Keio University (Tokyo), descrivono per la prima volta il meccanismo che regola la formazione della mielina, la membrana che avvolge i nervi e permette la conduzione dell’impulso nervoso. Secondo lo studio, la molecola Tace (Tumor necrosis factor A lpha- C onverting E nzyme) agirebbe sul fattore di crescita della guaina, bloccandolo. Ora il traguardo a cui tendono i ricercatori è quello di sviluppare un trattamento che ne permetta la riformazione nei pazienti che l’hanno perduta a causa di malattie come la sclerosi multipla (Rosa La Marca, Federica Cerri, Keisuke Horiuchi, Angela Bachi , Laura Feltri, Lawrence Wrabetz, Carl Blobel, Angelo Quattrini, James Salzer e Carla Taveggia – TACE (ADAM17) inhibits Schwann cell myelination; doi:10.1038/nn.2849).

    Una mutazione genetica unica della leucemia a cellule capelluto è stato identificata grazie a uno studio coordinato da Brunangelo Falini, Direttore della Struttura Complessa di Ematologia con Trapianto di Midollo Osseo dell’Università di Perugia, e condotto in collaborazione con i ricercatori della Columbia University di New York. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine e mostrano che una mutazione a carico di un gene BRAF è presente in tutti i casi di questo tipo di leucemia, ma non di altre né di linfomi. Questo identikit, oltre a semplificare le diagnosi, potrebbe aiutare a chiarire la genesi della malattia (Enrico Tiacci, Vladimir Trifonov, Gianluca Schiavoni, Antony Holmes, Ph.D., Wolfgang Kern, Maria Paola Martelli, Alessandra Pucciarini, Barbara Bigerna, Roberta Pacini, Victoria A. Wells, B.Sc., Paolo Sportoletti, Valentina Pettirossi, Roberta Mannucci, Oliver Elliott, M.Sc., Arcangelo Liso, Achille Ambrosetti, Alessandro Pulsoni, Francesco Forconi, Livio Trentin, Gianpietro Semenzato, Giorgio Inghirami, Monia Capponi, Francesco Di Raimondo, Caterina Patti, Luca Arcaini, Pellegrino Musto, Stefano Pileri, Claudia Haferlach, Susanne Schnittger, Giovanni Pizzolo, Robin Foà, Laurent Farinelli, Torsten Haferlach, Laura Pasqualucci, Raul Rabadan, Brunangelo Falini – BRAF Mutations in Hairy-Cell Leukemia; doi:10.1056/NEJMoa1014209).

    Uno studio dei ricercatori del San Raffaele coordinati da Stefano Biffo, in collaborazione con IFOM-IEO di Milano e l’Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, ha dimostrato che la riduzione dei livelli di proteina eIF6 (fondamentale per la crescita delle cellule tumorali)e della attività di Serina 235 della stessa proteina possono generare una riduzione della oncogenesi e della crescita tumorale. Gli studiosi si sono concentrati sulla eIF6 dimosrtando che i suoi livelli raddopiavando durante la trasformazione delle cellule in tumorali e che a una riduzione della proteina, in modelli animali, corrispondeva una sopravvivenza del paziente. Successivamente gli scienziati hanno identificato nella Serina 235 la responsabile dell’attivazione dell’eIF6. Il prossimo passo sarà cercare composti farmacologici che possano bloccare completamente l’attività di eIF6. Lo studio è su Cancer Cell (Annarita Miluzio, Anne Beugnet, Stefano Grosso, Daniela Brina, Marilena Mancino, Stefano Campaner, Bruno Amati, Ario de Marco e Stefano Biffo – Impairment of Cytoplasmic eIF6 Activity Restricts Lymphomagenesis and Tumor Progression without Affecting Normal; 10.1016/j.ccr.2011.04.018)

    Federico Buonanno dell’Università di Macerata dimostra, sulle pagine della rivista internazionale Biologia che anche i vermi piatti (platelminti) microscopici possono apprendere dei comportamenti. Infatti essi riescono a memorizzare quando una certa preda produce tossine e non tentano più di attaccarla distinguendola dalle altre prede commestibili. Questo comportamento viene perso solo dopo la divisione clonale del verme che sembra produrre un totale rinnovamento del sistema nervoso. L’interesse dello studio non è limitato all’ecologia di questi organismi ma anche alla neurobiologia poiché esistono similarità tra il sistema nervoso dei platelminti e quello degli embrioni dei vertebrati (The changes in the predatory behavior of the microturbellarian Stenostomum sphagnetorum on two species of toxin-secreting ciliates of the genus Spirostomum; DOI: 10.2478/s11756-011-0061-y).

    I mieli di eucalipto e timo sarebbero in grado di contrastare efficacemente l’azione di batteri, anche quelli resistenti agli antibiotici. Così affermano i ricercatori Roberto Lavecchia, Antonio Zuorro e Marco Fidaleo del Dipartimento di Ingegneria Chimica, Materiali e Ambiente della Sapienza – Università di Roma, in uno studio nel quale hanno esaminato l’effetto di vari mieli su diversi microrganismi: Escherichia coli, Pseudomonas aeruginosa, Proteus mirabilis, Enterococcus faecalis, Staphylococcus aureus e Staphylococcus epidermidis, S. aureus meticillino-resistente e . epidermidis meticillino-resistente.

    Una ricerca condotta dagli Istituti di calcolo e reti ad alte prestazioni (Icar-Cnr), di chimica biomolecolare (Icb-Cnr), di biostrutture e bioimmagini (Ibb-Cnr) del Cnr, insieme all’Università Federico II di Napolipotrebbe fornire una nuova arma contro la Malattia di Fabry, una rara patologia genetica. A oggi esista un’unica terapia molto costosa e per via endovenosa. Lo studio, pubblicato su Orphanet Journal of Rare Diseases, propone una nuova terapia che può essere assunta per via orale e potenzialmente più economica rispetto a quella tradizionale. La terapia è ancora in fase di sperimentazione ed è efficace solo per alcune forme della malattia (Andreotti G, Guarracino MR, Cammisa M, Correra A, Cubellis MV – Prediction of the responsiveness to pharmacological chaperones: lysosomal human alpha-galactosidase, a case of study; doi:10.1186/1750-1172-5-36).

    Farmaci trasportati da nanoparticelle all’interno del sistema nervoso possono proteggere le cellule del cervello anche dopo l’ictus. A dirlo uno studio internazionale realizzato dall’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (In-Cnr) in collaborazione con Università di Firenze e lo University College di Londra, appena pubblicato su Pnas. Il “suicidio” di alcune cellule danneggiate che si verifica dopo l’ictus è provocato da una proteina chiamata Caspasi 3. Questo meccanismo può essere fermato impiegando piccole molecole di RNA, chiamate silencing-RNA (siRNA), ma fino a oggi era molto difficile farne arrivare nelle cellule quantità sufficiente nelle cellule. Per riuscirci, i ricercatori hanno legato le molecole di siRNA a tubi di carbonio dell’ordine di grandezza del milionesimo di millimetro e le hanno iniettate nella zona lesionata. Hanno riscontrato una ridotta morte neuronale indotta dall’ictus e una minore insorgenza di deficit funzionali conseguenti (Khuloud T. Al-Jamal, Lisa Gherardini, Giuseppe Bardi, Antonio Nunes, Chang Guo, Cyrill Bussy, M. Antonia Herrero, Alberto Bianco, Maurizio Prato, Kostas Kostarelos e Tommaso Pizzorusso – Functional motor recovery from brain ischemic insult by carbon nanotube-mediated siRNA silencing; doi:10.1073/pnas.1100930108).

    Uno studio internazionale, con il contributo anche dei ricercatori italiani degli Istituti Clinici di Perfezionamento di Milano,dell’Istituto Di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico San Camillo di Venezia e dell‘Università di Brescia, ha identificato per la prima volta un difetto genetico alla base della paralisi sopranucleare progressiva (Psp), una malattia rara, neurodegenerativa, che appartiene al gruppo dei parkinsonismi. Secondo la ricerca, pubblicata su Nature Genetics, due varianti del gene MAPT – che codifica per una proteina che si accumula nelle cellule nervose dei pazienti – aumenterebbero il rischio di Psp di 5,5 volte (Günter U Höglinger, Nadine M Melhem, Dennis W Dickson, Patrick M A Sleiman, Li-San Wang, Lambertus Klei, Rosa Rademakers, Rohan de Silva, Irene Litvan, David E Riley, John C van Swieten, Peter Heutink, Zbigniew K Wszolek, Ryan J Uitti,Jana Vandrovcova, Howard I Hurtig, Rachel G Gross, Walter Maetzler, Stefano Goldwurm, Eduardo Tolosa,Barbara Borroni, Pau Pastor, PSP Genetics Study Group, Laura B antwell, Mi Ryung Han, Allissa Dillman, Marcel P van der Brug, J Raphael Gibbs, Mark R Cookson, Dena G Hernandez, Andrew B Singleton, Matthew J Farrer, Chang-En Yu, Lawrence I Golbe, Tamas Revesz, John Hardy, Andrew J Lees, Bernie Devlin, Hakon Hakonarson, Ulrich Müller e Gerard D Schellenberg – Identification of common variants influencing risk of the tauopathy progressive supranuclear palsy;doi:10.1038/ng.859).

    Riccardo Zecchina del Politecnico di Torino ha ricevuto l’ERC Advanced Investigator Grant, finanziamento di oltre un milione di euro rivolto ai ricercatori d’eccellenza in ogni ambito di studi, per l’introduzione di nuovi metodi computazionali che promettono di portare a progressi sostanziali in molte discipline della scienza applicata e dell’ingegneria, in primis nella biologia molecolare e nelle neuroscienze. Le prime applicazioni riguarderanno l’identificazione dei meccanismi di regolazione genica e la loro relazione con la progettazione di trattamenti tumorali personalizzati, oltre all’analisi dei meccanismi elementari della memoria.

    Due premi anche per l’ Unità Embedded Systems (ES) della Fondazione Bruno Kessler.

    Alessandro Cimatti, Iman Narasamdya e Marco Roveri con lo studio “Boosting Lazy Abstraction for SystemC with Partial Order Reduction”, hanno ottenuto il premio “Best Paper” per il migliore lavoro scientifico presentato alla conferenza ETAPS 2011, organizzata a Saarbrücken (Germania) dal 25 marzo al 3 aprile. “Is There Light at the Ends of the Tunnel? Wireless Sensor Networks for Adaptive Lighting in Road Tunnels” è invece il titolo dell’articolo che ha permesso a Amy Murphy e Matteo Ceriotti, in collaborazione con DISI – Università di Trento, Create-Net, Siemens e TRETEC di ricevere il “Best Paper Award” a IPSN 2011, una delle più importanti conferenze nel campo delle reti di sensori wireless, che si è svolta a Chicago (Usa) dal 12 al 14 aprile.

    Infine, la World Conference on Interventional Oncology ha nominato “miglior contributo alla conferenza di tipo clinico-scientifico 2011” l’intervento di “chemioembolizzazione epatica per la cura dei tumori” del Dipartimento Diagnostica per Immagini di AUSL FE – Ospedale del Delta. Questa procedura prevede l’accesso da un’arteria periferica, il cateterismo dell’arteria epatica e la successiva infusione di microsfere che rilasciano in modo graduale il farmaco chemioterapico. In questo modo si somministra il farmaco solo laddove occorre, con una riduzione degli effetti collaterali. Al tempo stesso, si toglie nutrimento al tumore, bloccandone il circolo arterioso.

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