Scuola, un modello matematico contro le classi sovraffollate

    Settembre segna l’inizio dell’anno scolastico, un momento che per molti ragazzi vuol dire tornare nelle cosiddette “classi pollaio”, cioè in aule sovraffollate per via della scarsità di strutture scolastiche adeguate. Un gruppo di ricercatori dell’Istitute for Advanced Studies di Lucca, dell’Istituto dei Sistemi Complessi (Isc) del Cnr e della Yeshiva University di New York potrebbe però aver trovato una soluzione: un modello matematico che permette di ottimizzare la posizione delle scuole primarie nel territorio, sulla base della densità abitativa e delle caratteristiche del territorio. Il loro studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Science Reports.

    “Abbiamo preso in esame la grandezza degli edifici scolastici, la loro distribuzione sul territorio nazionale e il numero degli alunni nelle scuole in relazione alla popolazione residente e alle caratteristiche delle diverse aree, al fine di individuarne le criticità”, spiega Riccardo Di Clemente, ricercatore dell’Isc Cnr che ha partecipato allo studio. “Abbiamo visto che il numero degli iscritti in ciascuna scuola cresce in modo indipendente dalla sua dimensione, secondo la legge di Gibrat, la quale afferma che indipendentemente dalle condizioni iniziali legate al territorio e alla popolazione, i tassi di crescita delle scuole seguono lo stessa legge di crescita ‘lognormale’. Questa osservazione, non banale, ci suggerisce che scuole piccole montane e scuole piccole nei grandi centri abitati crescono allo stesso modo”.

    Il nostro sistema scolastico nella sua evoluzione storica avrebbe infatti trovato un equilibrio seguendo due differenti regimi: “Nelle zone pianeggianti e altamente popolate come l’area metropolitana di Firenze si è preferito insediare plessi scolastici di dimensione maggiore che interagiscono tra loro”, prosegue il ricercatore dell’Isc-Cnr. “Nelle aree montane, per esempio nell’aquilano, sono sparse sul territorio scuole più piccole permettendo così agli studenti dei piccoli centri montani di usufruire dei servizi scolastici”.

    Lo studio permette di individuare, tramite la geo-localizzazione dei singoli complessi scolastici, in quali zone vi è un maggiore scostamento tra l’offerta e la domanda scolastica. “Questa relazione è attualmente non-lineare e complessa, quindi l’ idea è quella di offrire un nuovo strumento per il policy maker con lo scopo di ottimizzare la posizione delle scuole all’interno del territorio italiano al fine di migliorare la fruizione del sistema scolastico primario da parte delle famiglie ”, aggiunge Di Clemente.

    L’analisi può essere quindi utile ai decisori politici per migliorare l’offerta alle famiglie del sistema scolastico. “Al pari di altri sistemi complessi, come città o imprese, la dimensione delle scuole primarie è governata da una ‘legge a potenza’: una relazione tra la grandezza delle scuole che presenta caratteristici tratti di stabilità e spiega perché il sistema scolastico mantiene una forte eterogeneità, nonostante i passati tentativi legislativi tesi ad accrescere il numero degli studenti nelle classi (Dm 331/1998 e Dpr 81/2009) e a ridurre il numero delle scuole montane più piccole tramite accorpamenti”, conclude Alessandro Belmonte dell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (Invalsi) che ha collaborato allo studio con Sergey V. Buldyrev della Yeshiva University di New York (Usa). “Una ristrutturazione del sistema logistico del paese richiederebbe scelte politico-organizzative che possano, dati i vincoli territoriali, semplificare la complessità del sistema scolastico italiano ottimizzando le scuole in rapporto con popolazione e territorio”.

    Riferimenti: The Italian primary school-size distribution and the city-size: a complex nexus; Alessandro Belmonte, Riccardo Di Clemente, Sergey V. Buldyrev; Nature Scientific Reports doi:10.1038/srep05301

    Credits immagine: Arthur Cruz/Flickr

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