Vaccinazioni, fondamentali per invecchiare in salute

    Invecchiare in salute non è solo un diritto, ma anche un dovere, soprattutto in un paese come l’Italia dove oltre il 20% della popolazione ha superato ormai i 65 anni di età. Per permettere a tutti di invecchiare in modo pieno e consapevole è importante che i cittadini e le istituzioni agiscano, puntando in primo luogo sulla prevenzione dei fattori che possono far precipitare le condizioni di fragilità degli anziani. Tra questi non vanno dimenticate le malattie infettive, verso cui l’età rappresenta di per sé un fattore di rischio a causa del declino dell’efficacia del sistema immunitario e dell’aumento delle comorbidità, e contro cui l’arma principale, anche negli adulti, rimangono i vaccini. È questo il tema di cui si è discusso ieri presso il Ministero della Salute, nel corso del convegno “La longevità nasce dalla prevenzione. Il contributo della vaccinazione per la salute dell’anziano”, promosso da Italia Longeva, la rete nazionale di ricerca sull’invecchiamento e la longevità attiva, istituita dal Ministero della Salute con la Regione Marche e l’Istituto Nazionale Ricerca e Cura Anziani.

    “Esistono semplici regole di vita quotidiana, dal prestare attenzione allo stile di vita, ad avere uno scopo e mantenere una rete sociale, che insieme a un altro importante strumento, la prevenzione, possono garantire anni di buona salute, vita attiva e rapporti umani gratificanti”, ha spiegato Roberto Bernabei, Presidente di Italia Longeva: “In particolare, vaccinare significa prevenire o ridurre ad un minimo costo la presenza di condizioni croniche, di alto impatto sulla mortalità e sulla qualità di vita dell’anziano”.

    Le patologie infettive, hanno ricordato infatti gli esperti, se pur meno rilevanti che in passato rappresentano ancora un pericolo, in particolare per le categorie a rischio come gli anziani. Le più insidiose sono tre. Per iniziare l’influenza, che colpisce in media quattro milioni di persone ogni anno, e negli anziani può causare complicanze tali da rendere necessario il ricovero ospedaliero, portare alla perdita dell’autosufficienza e, in casi estremi, alla morte. Oggi è ancora la terza causa di mortalità per patologie infettive dopo Aids e tubercolosi, e causa circa 8.000 decessi ogni anno, di cui l’80% è rappresentato da anziani.

    Un’altra malattia pericolosa è la polmonite pneumococcica, che stando ai dati Istat nel 2012 ha ucciso oltre 9.200 persone nel nostro Paese, e che in Europa causa il 2% dei ricoveri ospedalieri con degenza superiore ai 10 giorni. Ancora più insidioso forse è infine l’herpes zoster, o “Fuoco di Sant’Antonio”, si cui è a soffrirne nel corso della propria vita circa una persona su quattro, e in due casi su tre colpisce dopo i 50 anni. L’infezione, causata dalla riattivazione del virus della varicella contratto da bambini, colpisce ogni anno oltre 1,7 milioni di persone in Europa, circa 157.000 in Italia. Il 20-25% dei pazienti over 50 inoltre sviluppa una seria complicanza chiamata nevralgia post-erpetica, un dolore neuropatico talmente forte e che può perdurare per anni, tale da impedire il proseguimento di una vita normale.

    La vaccinazione verso queste tre patologie in età avanzata sarebbe dunque importante, ma sono ancora pochi nel nostro Paese gli anziani che vi fanno di ricorso. Nella stagione 2013-2014 ad esempio, solo il 55,4% della popolazione di età pari o superiore a 65 anni si è vaccinata contro l’influenza, un tasso di copertura ben al di sotto degli obiettivi indicati da Oms e Consiglio Europeo, che sono del 75% come soglia minima e del 95% come soglia ottimale. Anche per la polmonite da pneumococco i risultati delle vaccinazioni non sono quelli sperati, visto che vi si è sottoposto solo un anziano su tre

    A frenare il ricorso ai vaccini, hanno spiegato gli esperti nel corso del convegno, sono principalmente la diffidenza, e la scarsa conoscenza da parte della popolazione di questo fondamentale strumento di prevenzione. “La vaccinazione rimane lo strumento più efficace per la prevenzione delle malattie infettive”, ha sottolineato Walter Ricciardi, Professore di Igiene dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. “È pertanto importante combattere le resistenze ideologiche e fare corretta informazione ai cittadini, sottolineando che la vaccinazione rappresenta una risorsa, non una minaccia, che contribuisce a guadagnare anni in buona salute. I malintesi comunicativi concorrono a determinare un calo delle vaccinazioni, osservabile ad esempio nel caso della vaccinazione anti-influenzale, mai così bassa come negli ultimi anni (-20-30%)”.

    Anche sul piano istituzionale però si potrebbe fare di più, visto che nel piano nazionale le vaccinazioni indirizzate agli anziani sono quasi assenti. “Nonostante il peso delle malattie infettive sulla popolazione anziana, la vaccinazione per questo target non è considerata un intervento sanitario di routine e risulta fortemente sottoutilizzata”, ha ricordato infatti Bernabei. “Basti pensare che nel Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2014, a fronte di un’offerta articolata per l’infanzia e l’adolescenza, vi è un’unica vaccinazione, quella anti-influenzale, raccomandata per gli ultra 65enni”.

    Credits immagine: Tom Conger/Flickr

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