Vaccini più efficaci, merito del farmaco anti osteoporosi

    Cercare nuovi impieghi terapeutici per vecchi medicinali, il cosiddetto “repositioning”, è una nuova strategia di progettazione farmacologica che permette di tagliare i costi di sviluppo e accorciare i tempi di approvazione clinica, perché le molecole hanno già superato tutte i test tossicologici. È il caso dei bifosfonati, inibitori del riassorbimento osseo utilizzati da anni nel trattamento dell’osteoporosi, che, si scopre oggi, sarebbero utili anche come adiuvanti immunologici per migliorare le risposte protettive ai vaccini. Il risultato arriva da uno studio dell’Istituto Scientifico San Raffaele e della Harvard Medical School, pubblicato sulla rivista Cell Reports.

    Oltre a componenti derivati dai microrganismi contro i quali si vuole sviluppare una risposta immunitaria (gli antigeni), i vaccini di nuova generazione utilizzano infatti anche sostanze addizionali, chiamati adiuvanti, che aiutano a stimolare l’immunità protettiva, aumentandone la potenza e la sicurezza. Nonostante decenni di ricerche però, fino ad oggi sono solo quattro gli adiuvanti di cui è stato approvato l’utilizzo, perché bisogna superare test di sicurezza molto severi prima di poter mettere in commercio queste sostanze. Alla lista potrebbero presto aggiungersi i bifosfonati, visto che vengono utilizzati ormai da più di 40 anni per contrastare gli effetti dell’osteoporosi.

    Le loro proprietà adiuvanti sono emerse quasi per caso, durante uno studio sul funzionamento del sistema immunitario al livello dei linfonodi. “Studiando il ruolo dei macrofagi linfonodali nell’immunità antivirale, abbiamo notato che le risposte anticorpali erano più alte dopo trattamento con bifosfonati,” spiega Matteo Iannacone, ricercatore del San Raffaele che ha coordinato lo studio. “Siamo quindi riusciti a dimostrare che la somministrazione di dosi clinicamente rilevanti di bifosfonati aumenta notevolmente le risposte anticorpali a virus vivi o inattivi, proteine, apteni e formulazioni di vaccini esistenti”.

    Il meccanismo con cui i bifosfonati potenziano l’efficacia dei vaccini è diverso da quello di tutti gli adiuvanti approvati fino ad oggi, perché inducono direttamente i linfociti B ad aumentare la loro espansione e la produzione di anticorpi quando incontrano un antigene. Se questi risultati saranno confermati da trials clinici su larga scala, i bifosfonati potrebbero risultare particolarmente utili in caso di antigeni scarsamente immunogenici, e di pazienti immunologicamente compromessi, come gli anziani, in cui potrebbero aumentare la potenza della risposta immunitaria.

    I bifosfonati permetterebbero inoltre di diminuire la quantità di antigeni richiesti per sviluppare la protezione vaccinale, diminuendo così i costi di produzione, soprattutto quando è urgente una vaccinazione su larga scala con attrezzature di produzione limitate. Permetterebbero inoltre l’immunizzazione con meno dosi di vaccino, per esempio in caso di vaccinazioni che richiedono iniezioni multiple oppure in situazioni particolarmente difficili e in paesi ad alto rischio epidemico.

    Riferimenti: Bisphosphonates Target B Cells to Enhance Humoral Immune Responses; Elena Tonti, Nereida Jiménez de Oya, Gabriele Galliverti, E. Ashley Moseman, Pietro Di Lucia, Angelo Amabile, Stefano Sammicheli, Marco De Giovanni, Laura Sironi, Nicolas Chevrier, Giovanni Sitia, Luigi Gennari; Cell Report Doi:
    10.1016/j.celrep.2013.09.004

    Credits immagine: Anne Murray/Flickr

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