Categorie: Società

Carpatair, un radar per evitare incidenti

Ora, la notizia che fa più scalpore è che Alitalia si sia affrettata a rimuovere il suo logo dalla carcassa dell’aereo caduto a Fiumicino lo scorso 2 febbraio. Sebbene il velivolo Atr 72 battesse bandiera italiana, era gestito dalla compagnia romena Carpatair, già responsabile di numerosi incidenti. Ma questa volta la colpa non può essere attribuita solo alla mancanza di controlli tecnici adeguati. Sul banco degli indagati c’è anche il wind shear, un fenomeno atmosferico in grado di mettere in pericolo gli aerei in fase di atterraggio.

Le probabili cause dell’incidente infatti sarebbero in parte dovute proprio alle perturbazioni atmosferiche che hanno colpito Roma nei giorni passati. Ma, benché i servizi meteorolgici fossero al lavoro, sarebbe stato impossibile accorgersi di fenomeni improvvisi come il wind shear. Infatti, si tratta di una condizione atmosferica nella quale le correnti d’aria invisibili cambiano velocità in modo imprevisto, tanto da far precipitare gli aerei troppo vicini al suolo, soprattutto in fase di atterraggio.

Secondo una nota del Cnr, una fatalità simile potrebbe aver colpito anche l’aereo della Carpatair caduto a Fiumicino. Un evento improvviso che, tuttavia, non sarebbe stato del tutto imprevedibile. Basta dare un’occhiata al progetto Rivona,”RIschi per il VOlo e Nowcasting Aeroportuale” promosso dall’Istituto Isac Cnr. Si tratta di una stazione di radar sperimentali, installati presso l’aeroporto di Brindisi, capaci di individuare fenomeni atmosferici in tempo reale.

Nello specifico, il progetto comprende due radar progettati per individuare e localizzare le correnti di gravità che originano il wind shear. Dato che il fenomeno si verifica in intervalli di tempo molto ridotti (qualche minuto) e in porzioni di cielo estese per 3-5 kilometri, Rivona trasmette le informazioni direttamente alla cabina di comando degli aerei in fase di decollo e atterraggio. Con una manovra di correzione, i piloti possono così evitare la zona a velocità ridotta e prevenire un eventuale schianto.

Visto lo scalpore suscitato dall’incidente di Fiumicino, la tecnologia di proposta da Rivona potrebbe presto prendere piede anche in altri aeroporti. A pensarci bene, dovrebbero essere le stesse compagnie aeree a valutare il rischio di rimanere in balia del vuoto legale causato dal wind shear. Il caso della Carpatair potrebbe infatti sollevare un caso giuridico senza precedenti. Proprio come è accaduto con la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea del gennaio scorso. I giudici hanno ripreso Ryanair per non aver prestato assistenza ai viaggiatori durante lo stop dei voli causato dall’eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajökull nel 2010 (Vedi Galileo: Un modello per difendersi dalle ceneri vulcaniche). Ma questa volta c’è di mezzo solo qualche sbuffo di vento.

Credits immagine: Nasa

Lorenzo Mannella

Si occupa di scienza, internet e innovazione. Laureato in Biotecnologie presso l'Università di Pisa, ha frequentato il master SGP in comunicazione scientifica presso Sapienza Università di Roma. Collabora con Galileo dal 2011. Scrive per Wired, Sapere e L'Espresso.

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