Catturando l’onda

Un lungo cilindro di gomma, che ricorda un serpente marino, sfrutta il movimento delle onde per produrre energia pulita e a basso costo. E sembra essere più efficiente degli altri dispositivi con cui si sta tentando l’impresa al momento.

L’idea (non del tutto nuova visti i galleggianti simili del progetto Pelamis pensati per Portogallo, Scozia e Canada) è degli ingegneri del britannico Engineering and Physical Sciences Research Council (Epsrc) e dei ricercatori dell’Università di Southampton: niente altro che un lungo tubo riempito di acqua e chiuso ad entrambe le estremità, posto appena sotto la superficie del mare, che si deforma e si muove al passaggio delle onde come una bandiera al vento. A ogni movimento della massa d’acqua, un’onda corre per tutta la lunghezza del cilindro e, raggiunta la sua estremità, aziona delle turbine connesse al dispositivo, facendole girare. Questo movimento, come è noto, può essere facilmente convertito in elettricità.

Il congegno, chiamato appunto “Anaconda”, è per ora solo un prototipo realizzato in piccola scala in laboratorio. Il fatto che sia di gomma fa però ben sperare per la possibilità di contenere i costi di produzione e manutenzione. Per ora sono stati utilizzati tubi di mezzo metro di diametro per testare le capacità dell’apparecchio in caso di onde normali o mare particolarmente agitato. Sono stati misurati, inoltre, parametri come la pressione interna al tubo, i cambiamenti nella forma e la forza necessaria per l’ancoraggio. Questi dati serviranno a sviluppare un modello matematico per una produzione su larga scala di tubi di circa 200 metri di lunghezza e 7 di diametro. Secondo i ricercatori “Anaconda” potrebbe arrivare a produrre un Megawatt di potenza, sufficiente a fornire energia a 2000 abitazioni (per confronto, un galleggiante di 150 metri del progetto Pelamis produce 750 Kilowatt). (s.m.)

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