Quando scatta la molla che ci fa superare gli indugi e decidere? Cosa succede nel cervello quando passiamo dal pensiero all’azione? Quando, in altre parole, dopo aver ponderato i pro e i contro, compiamo una scelta? Per intenderci: arriviamo alla cassa del supermercato e dobbiamo decidere dove metterci in coda, in base alla fila più breve e presumibilmente veloce. Come decidiamo se incolonnarci su una fila piuttosto che un’altra? Secondo uno studio della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa), il cervello decide in base a un calcolo matematico: la somma dei dati, ovvero degli stimoli visivi raccolti dal cervello in favore di una determinata scelta, e se il totale supera una certa soglia, si prende la decisione, quella decisione. La ricerca, in due studi pubblicati su Current Biology, è stata svolta con la collaborazione dei ratti da Yanfang Zuo e Mathew Diamond e approfondisce alcuni risultati ottenuti sui primati e sull’essere umano.
Il risultati di Zuo e Diamond mostrano che il processo decisionale legato a esperienze percettive è in qualche modo “matematico”, dato che è legato alla somma di evidenze raccolte: una volta accumulata una certa quantità di dati che ci fanno propendere verso un’alternativa, siamo pronti a decidere. A determinare come prendiamo una decisione, insomma, è anche, in una certa parte, la matematica.
Per arrivare a questa conclusione, i due ricercatori hanno condotto un esperimento in cui i topi dovevano compiere delle scelte sulla base di esperienze tattili – il tatto è il loro senso più pronunciato. Nell’esperimento, dovevano scegliere dove creare il nido, fra più di un nido dalle texture – ovvero dal tessuto e dalla consistenza – differenti.
Dopo una serie di contatti con i tre diversi tessuti, scrivono gli autori della ricerca, accumulato un certo quantitativo di dati, l’animale raggiunge una soglia percettiva sufficiente per compiere una scelta. A di sotto di questo gradino, che è ben definito (anche se può variare da individuo a individuo), la molla che ci fa decidere non scatta.
“In base ai risultati – spiega a Galileo Mathew Diamond, professore di neuroscienze cognitive alla Sissa – emerge che il cervello confronta i dati sensoriali in arrivo legati a percezioni diverse, anche in contrasto fra loro. In questo modo riesce a formulare una decisione solo nel momento in cui le evidenze totali acquisite per una delle scelte possibili raggiungono una precisa soglia”.
La novità dello studio, aggiungono gli autori, è che questo comportamento è stato verificato per la prima volta in mammiferi che non siano primati e vale anche nel caso di esperienze tattili. Questo fa ipotizzare che il modello alla base possa essere esteso a vari animali (senza dimenticare che anche le piante prendono decisioni) e possa riguardare stimoli percettivi di varia natura.
Questo risultato rientra in un modello definito in gergo tecnico “Bounded integration” (integrazione fino ad una soglia). Questo modello “è semplice – afferma l’esperto – efficiente e ottimale dal punto di vista computazionale”. Secondo il ricercatore in futuro potrebbe risultare valido anche in situazioni di vita reale, non soltanto legate ad esperienze percettive. “Un esempio – aggiunge Diamond – potrebbe riguardare scelte in ambito economico sulla base di una serie di parametri di cui si deve tenere conto”.
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La scelta,
la decisione,
la furbizia,
l'egoismo,
la Superiorità.
Questi i quattro punti di "scatto della fila" nelle società moderne.
E anche in quelle passate allora, o no?