Categorie: Fisica e Matematica

Charles Lutwidge Dodgson: chi era costui?

Chi si è avventurato almeno una volta nel paese delle meraviglie in compagnia di Alice e del Bianconiglio conosce sicuramente l’autore della fantastica storia per adulti e bambini. Il nome di Lewis Carroll è ormai diventato famoso, ma forse non tutti sanno che si tratta dello pseudonimo adottato da un personaggio che è stato molto più di un narratore di storie. Il vero nome di questo matematico, fotografo, teologo e letterato inglese è Charles Lutwidge Dodgson morto il 14 gennaio del 1898.(m.c.)

Uno dei grandi problemi che ha appassionato i matematici per centinaia di anni è stato quello di stabilire che tipo di numero fosse . Problema legato a quello della quadratura del cerchio, che ancora oggi qualche matematico dilettante si ostina a voler dimostrare. Ma ecco un modo nuovo di affrontare la questione.

Nel 1865 viene pubblicato un articolo dal titolo “The New Method of Evaluation as applied to ”. Vi si legge: “Il problema di calcolare , che ha attirato l’attenzione dei matematici sin dai secoli lontani, è stato considerato sino ai nostri giorni puramente matematico. E’ stato riservato alla nostra generazione scoprire che in realtà si trattava di un problema dinamico. Idee principali per ottenere il risultato: sia U = l’università, G = greco, e P = professore. Quindi GP = professore di greco; inoltre W = il lavoro fatto, T = le diverse epoche, p = il pagamento ottenuto; = il pagamento secondo T, e S = la somma richiesta; quindi = S. Il problema è ottenere un valore per che sia commensurabile con W. In lavori precedenti il valore assegnato a è stato di 40,000000. Tuttavia autori successivi sospettano che i decimali siano stati spostati, e che il valore corretto fosse in realtà 400,00000”.

L’autore introduce diversi metodi di calcolo, compreso quello da lui preferito: la valutazione sotto pressione che porta al risultato = S = 500,00000. Che è diverso dalla cifra indicata prima, ma pazienza, visto che il procedimento è giusto.

Non avete ancora capito? Chi ha scoperto il nuovo metodo è Lewis Carroll e potete trovare il testo integrale delle dimostrazioni (un esempio? Si utilizza la dimostrazione per assurdo e ci si chiede: “Perché non dovremmo poter valutare ?”) nel volume pubblicato dal nipote Stuart Dodgson Collingwood “The Unknown Lewis Carroll” un anno dopo la morte di Carroll nel 1899. E ristampato in copia anastatica dalla Dover, New York. Carroll muore il 14 gennaio 1898, cento anni fa.

Il vero nome di Lewis Carrol è Charles L. Dodgson, anzi professor Charles L. Dodgson ed è giustamente famoso per “Alice nel paese delle meraviglie” e “Attraverso lo specchio”. Dodgson (è nato nel 1832) fa il professore di matematica a Oxford, e ha scritto tra l’altro libri di algebra e geometria.

Ma non si occupa solo di questo, fortunatamente! A lungo Carroll aveva pensato di scrivere un libro in cui sistemare tutte le idee, le magie, i giochi, matematici e non, che aveva via via inventato. Nel diario alla data del primo marzo 1875, scrisse di voler pubblicare un libretto di rompicapi originali dal titolo “Il libro dei rompicapi di Alice”. Nel 1885, sempre nel diario, tra i tanti progetti che enumera, vi è quello di un libro di raccolta di giochi e rompicapi di sua invenzione. Il libro non fu mai pubblicato anche se nella prefazione al secondo volume di “Sylvie e Bruno” (edizione italiana, Garzanti, 1978, p. 211), Carroll annunciava che avrebbe dato la soluzione di alcuni indovinelli del primo volume nella prefazione di un libretto “Original Games and Puzzles” (Giochi e indovinelli originali) che però non finì mai.

Scrive J. Fisher, che ha curato il volume “The Magic of Lewis Carroll” del 1973 (pubblicato anche in italiano da Theoria nel 1986) che con un istinto da mago nel perseguire l’impossibile, Carroll riusciva ad aggiungere qualcosa in più del rigoroso punto di vista accademico ai suoi studi di matematica e di logica, fonti di illusioni alle quali nessun mago tradizionale aveva mai attinto. Non gli occorse molto tempo per capire che la matematica rappresentava non solo un infinito strumento di meraviglia, in netto contrasto con lo stereotipato repertorio dell’animatore dei salotti.

Un piccolo esempio di lezione che Carroll suggerisce; il tutore deve stare nella stanza, lo scout fuori con la porta chiusa, il sottoscout ancora in un’altra stanza e così via:

Tutor: What is twice three?
Scout: What’s a rice tree?
Sub-scout: When is ice free?
Sub-sub-scout: What’s a nice fee?
Pupil (timidly): Half a guinea!
eccetera, eccetera”

La domanda iniziale era: “Quanto fa due per tre?” La risposta è: “Mezza ghinea!”.

Michele Emmer

Professore di matematica alla Sapienza Università di Roma, si occupa di superfici minime e di calcolo delle variazioni, di computer graphics, dei rapporti tra matematica e arte, tra matematica e cultura, di film, di mostre.Ha realizzato 18 film della serie “Arte e matematica”. Organizza da 16 anni il convegno “Matematica e cultura” a Venezia, è editor delle serie Springer “Mathematics and Culture” e “The Visual Mind”, MIT Press. Collabora a L’Unità, Sapere, Alfabeta2, La Stampa, Il Manifesto. Ultimi libri: "Numeri immaginari: cinema e matematica” (Bollati Boringhieri 2012). "Imagine Math 2" (Springer 2013)

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