Categorie: Vita

Chi controlla la pesca?

Il futuro degli ecosistemi marini del pianeta sarebbe deciso da una manciata di corporation globali della pesca, che da sole controllano fino al 40% degli stock ittici mondiali. Aziende le cui decisioni hanno ripercussioni enormi sulle popolazioni ittiche e sugli stessi ecosistemi degli oceani, e la cui influenza, superiore a quella di molte nazioni, non è ancora stata adeguatamente presa in considerazione dai progetti di protezione e ripopolamento dei mari. A dimostrarlo è uno studio dell’Università di Stoccolma, pubblicato su Plos One.

Nella loro analisi, i ricercatori svedesi paragonano il ruolo delle corporation della pesca a quello delle specie chiave, o keystone species, animali le cui azioni si ripercuotono profondamente su un intero ecosistema. Un piccolo numero di lontre di mare, spiegano ad esempio i ricercatori, è sufficiente per determinare il numero di ricci di mare presenti in un’ampia area, con ripercussioni che a cascata vanno a modificare l’intero ecosistema della regione.

Allo stesso modo, osservando gli introiti delle 160 principali aziende attive nel campo della pesca i ricercatori hanno scoperto che il 10% di queste è responsabile da solo del 38% dei ricavi totali del settore. Si tratta di 13 corporation globali, attive sia nella pesca commerciale che nell’acquacoltura, e i cui guadagni combinati nel 2012 hanno rappresentato il 18% dei ricavi dell’intero comparto ittico globale.

Secondo Henrik Österblom, coordinatore del nuovo studio, un tale potere decisionale sulle scelte del mercato ittico mondiale rappresenterebbe una sfida per chi si occupa dei programmi di protezione degli ecosistemi marini, che fino ad oggi hanno avuto come bersaglio le nazioni e non le compagnie private, ma anche una possibilità.

“La domanda crescente di prodotti ittici ha contribuito alla nascita della crisi globale della pesca, che ha conseguenze sugli ecosistemi marini di tutto il mondo, spiega Österblom. “Le analisi svolte fino ad oggi però si sono concentrate principalmente sul ruolo delle nazioni, piuttosto che su quello del settore privato. Il fenomeno degli attori chiave invece sta assumendo un’importanza sempre maggiore nel nostro mondo, dominato dalle attività umane. Per questo, una presa di coscienza e una leadership attiva indirizzata ad iniziative di sostenibilità da parte di queste corporation potrebbe determinare risultati che a cascata si migliorerebbero il magement delle risorse marine e degli ecosistemi in tutta l’industria ittica”.

Riferimenti: Plos One DOI: 10.1371/journal.pone.0127533

Credits immagine: via Pixabay

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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