Ci sono almeno due caratteristiche in comune tra i tre premi Nobel per la fisica 1998, Robert Laughlin, Daniel Tzui e Horst Störmer, e i due premi Nobel per la chimica, Walter Kohn e John Pople. Tutti lavorano negli Stati Uniti, pur avendo diversa origine: E tutti studiano, anche se da prospettive diverse, la materia condensata. I due caratteri condivisi dai cinque studiosi insigniti della massima onorificenza scientifica sono entrambi rivelatori e sono solo in apparenza indipendenti.
Il fatto che la Reale Accademia delle Scienze di Stoccolma abbia voluto assegnare sia il Nobel per la fisica che il Nobel per la chimica a teorici studiosi dei fenomeni complessi (un tempo si sarebbe detto “sporchi”) che emergono quando le particelle quantistiche si ritrovano insieme in gran numero, è rivelatore di almeno due processi in atto. Il primo è che lo studio della materia condensata, ovvero di quella materia ordinaria di cui è costituito il nostro mondo quotidiano, si sta affermando come un nuovo campo di studio fondamentale. Il tentativo, davvero straordinario, è quello di descrivere con semplici teorie matematizzate il comportamento collettivo davvero complesso di miliardi e miliardi di particelle. Il secondo processo in atto e, in qualche modo, registrato a Stoccolma è che, a questo tentativo, relativamente recente, concorrono sia i fisici che i chimici. E poiché la natura si comporta in modo unitario e coerente è prevedibile che prima o poi i fisici e i chimici che studiano la materia condensata uniranno i loro sforzi riunendosi in un’unica, e per certi versi, inedita comunità scientifica.
L’altra caratteristica che accomuna i cinque nuovi premi Nobel è, dicevamo, il fatto che lavorano negli Stati Uniti d’America. Anche questo carattere forse non è casuale. Vero è infatti, che anche l’Europa partecipa da protagonista alla ricerca sulla materia condensata. E premi Nobel assegnati negli anni scorsi lo testimoniano. Tuttavia è negli Stati Uniti che questi sforzi vengono portati avanti con maggiore determinazione. E, soprattutto, con maggiori risorse a disposizione. Dei cinque premiati, tre sono europei, di formazione oltre che di origine. Tre europei che, evidentemente, hanno trovato le migliori opportunità di lavoro negli Stati Uniti.
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