Il declino della cultura Maya in Messico e la caduta dell’antica Dinastia dei Tang in Cina, avvenuti quasi in contemporanea intorno al 900 a.C., potrebbero essere stati provocati da una causa comune: un’ondata di siccità che l’interessò l’intera fascia tropicale. È l’intrigante teoria di uno studio in pubblicazione su Nature, che ha messo in relazione la fine delle due grandi civiltà con i cambiamenti dei monsoni, sia estivi che invernali.
I ricercatori del National Research Center for Geosciences di Postdam (Germania), guidati da Gerald Haug, sono riusciti ad analizzare le tracce geologiche lasciate dai venti tropicali negli ultimi 16 mila anni. Un’impresa ardua, considerando le difficoltà a rintracciare l’impronta nell’ambiente dei monsoni prima del 1950. Per riuscirvi, gli studiosi hanno cercato i segni imprigionati nella roccia. In Cina, la testimonianza migliore delle precipitazioni estive monsoniche è conservata nelle stalagmiti, perché più intense furono le piogge, maggiore la quantità di acqua penetrata nel sottosuolo. Per i monsoni invernali, invece, sono stati esaminati i sedimenti depositati dal vento sul lago Huguang Maar, nella Cina meridionale, in particolare di ferro e titanio. Le quantità accumulate sul fondale e i livelli di ossidazione dei due minerali hanno fornito una prova indiretta della forza del vento.
I dati, comparati con con quelli ottenuti analogamente lungo la costa sudamericana, suggeriscono che la decadenza dei Maya e dei Tang coincise con un periodo di forti venti invernali e, di contro, deboli precipitazioni estive. L’impatto del cambiamenti climatici potrebbe aver danneggiato i raccolti di grano, contribuendo a decretare il collasso delle due antiche culture. Lo studio, oltre a gettare un nuovo sguardo al passato, potrà rivelarsi utile anche per le previsioni climatiche. La corrispondenza tra la potenza dei venti invernali e le piogge estive, se confermata, potrebbe infatti rivelarsi utile per anticipare agli agricoltori l’annata che verrà. (da.c.)
