Categorie: Spazio

Collisioni in orbita

Per la prima volta si ha la certezza che un “rottame orbitante” ha danneggiato un satellite operativo. Il satellite coinvolto è il piccolo satellite militare francese Cerise, destinato a spiare comunicazioni radio ad alta frequenza e lanciato da un vettore Ariane il 7 luglio 1995. Il 24 luglio 1996 esso è stato colpito da un grosso pezzo (alcune decine di centimetri di dimensioni) di un vecchio razzo esploso nello spazio circumterrestre nel novembre 1986; si trattava dello stadio superiore di un altro Ariane, che era servito ad immettere in orbita il primo satellite da telerilevamento della serie Spot. Poco dopo, però, dei residui di propellente rimasti nel serbatoio avevano causato una violenta esplosione, con la formazione di oltre 500 frammenti osservati dai radar terrestri e immessi nell’apposito catalogo di oggetti orbitanti (che a tutt’oggi comprende circa 8000 corpi più grandi di 10 cm, solo il 5% dei quali sono satelliti operativi). In seguito a quell’evento, l’ESA aveva adottato la procedura di svuotare completamente tutti gli stadi superiori che rimangono in orbita, il che ha ridotto (ma non eliminato del tutto) questo tipo di esplosioni, altamente “inquinanti” per l’ambiente circumterrestre. Il frammento orbitante ha tagliato in due il “braccio” lungo 6 metri che stabilizzava Cerise, dopo di che il microsatellite (solo 50 kg di peso) ha perso l’assetto e ha cominciato a ruotare irregolarmente su se stesso; l’evento è stato immediatamente notato dai controllori di terra, che tuttavia non hanno perso completamente la possibilità di comunicare con il satellite e hanno tentato – senza successo, per quanto se ne sa – di riportarlo all’assetto iniziale. Il braccio staccatosi dal satellite è divenuto un nuovo rottame orbitante, subito rilevato dai radar e catalogato, mentre il “proiettile” è sopravvissuto all’impatto e ha continuato il suo moto su un’orbita solo leggermente diversa da quella precedente all’impatto. Va notato che probabilmente altre collisioni di questo tipo sono avvenute in passato, ma non sono state riconosciute come tali con certezza, in quanto provocate da frammenti orbitanti troppo piccoli per essere rilevati dai radar e catalogati; inoltre, se l’impatto avesse interessato il corpo del satellite invece del braccio laterale, sia il proiettile che il bersaglio sarebbero stati completamente distrutti, rendendo assai più difficile accertare la causa dell’incidente. Sebbene le collisioni tra oggetti spaziali di dimensioni macroscopiche attualmente rimangano rare, parecchi gruppi di ricercatori negli ultimi anni hanno fatto notare che la situazione peggiorerà sensibilmente nel prossimo secolo. Oltre al prevedibile aumento del traffico in orbita, dovuto soprattutto allo sviluppo dei sistemi per telecomunicazioni via satellite, le collisioni stesse potrebbero innescare una inarrestabile “reazione a catena”, producendo sciami di nuovi frammenti in grado di agire come proiettili; ciò darà luogo a una crescita esponenziale dei detriti orbitali, che renderà impossibile la sopravvivenza dei satelliti veri e propri in interi “gusci” di spazio intorno al nostro pianeta. Per fare il punto su questo problema e discutere delle possibili strategie per risolverlo o almeno alleviarne le conseguenze, nel marzo 1997 l’ESA organizzerà una grande conferenza scientifica internazionale presso il Centro Operativo di Darmstadt.

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