Se non vi piacciono i serpenti, di certo non vi farà piacere sapere che alcuni di essi possono volare. Avete capito bene: volare. Sembra uno scenario da incubo, ma per Jake Socha del Virginia Tech College è il lavoro che ha impegnato buona parte della sua carriera: cercare di capire come animali che hanno un aspetto antiaerodinamico, come i serpenti, possano planare da alberi alti anche 30 metri. I risultati del suo studio, pubblicato sul Journal of Experimental Biology, fanno luce sulle caratteristiche fisiche che permettono a questi rettili di generare la spinta necessaria per rimanere in volo semplicemente modificando la sezione del proprio corpo.
Secondo lo studio di Socha, al momento del lancio i serpenti flettono le loro costole per allungarsi, appiattirsi e cambiare la loro sezione corporea da un cerchio a un semicerchio arcuato. Utilizzando una stampante 3D, i ricercatori hanno realizzato un modello di questa forma e l’hanno poi collocato in un contenitore pieno di acqua. Sebbene l’acqua sia molto più densa e appiccicosa dell’aria, infatti, è possibile ricreare le stesse condizioni sperimentate da un serpente durante la sua planata facendola scorrere sul modello ad alcune specifiche velocità.
Inclinando il modello ad angoli diversi, gli scienziati hanno misurato la spinta e le forze agenti su di esso, e hanno concluso che, in quasi tutte le condizioni, l’inusuale forma assunta dal corpo dei serpenti è in grado di generare abbastanza spinta da mantenere in volo i rettili. In particolare, i ricercatori hanno osservato un picco nella spinta generata quando il modello era orientato secondo un angolo di 35 gradi.
Ma c’è di più, e Socha spera di scoprire di cosa si tratta in studi futuri: “Anche se la forma assunta dal corpo dei serpenti produce più spinta di quella che ci aspettavano, non spiega completamente il fenomeno. Dal punto di vista aerodinamico, ci deve essere qualcos’altro”.
Riferimenti: Journal of Experimental Biology doi: 10.1242/jeb.100339
Credits immagine: Animals Gallery
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