Continua la lotta all’infibulazione

Ogni quattro minuti una giovane donna nel mondo subisce l’infibulazione. La stima arriva da un convegno internazionale sulle mutilazioni genitali femminili apertosi oggi a Nairobi, organizzato dal governo keniano e dal movimento “Non c’è pace senza giustizia”. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della sanità, sono oltre 130 mila le donne che hanno subito mutilazioni genitali. Questa pratica diffusa nell’Africa subsahariana e nei paesi arabi sarà al centro del convegno, cui prenderanno parte donne vittime delle mutilazioni, parlamentari, giudici, ong, insegnanti. Obiettivo: rilanciare il protocollo di Maputo firmato nel luglio dello scorso anno da 53 capi di stato e di governo dei paesi membri dell’Unione Africana. Il documento, infatti, che stabilisce che le mutilazioni genitali devono essere proibite e condannate, per entrare in vigore deve essere ratificato da almeno 15 paesi dell’Unione. E finora solo tre parlamenti, cioè quelli di Libia, Ruanda e Isole Comore, hanno iniziato il processo di ratifica. Un passo quanto mai necessario se si pensa ad alcuni numeri. Nella Guinea Bissau subiscono l’infibulazione più del 98 per cento delle donne secondo stime ufficiali del 1999, in Egitto nel 2000 la percentuale era del 91,6 per cento, mentre nel Mali le stime parlano di mutilazioni su oltre il 90 per cento delle ragazze tra i 15 e i 19 anni. Va meglio, si fa per dire, nel Niger dove la percentuale è solo del 4,5 per cento. (r.p.)

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here