Contro la violenza sulle donne: un corso all’università

Nel 2012, ogni tre giorni, una donna è stata uccisa dal partner, dall’ex o da un familiare. Nel 2013 le cose non stanno andando meglio. Ma almeno i cadaveri si possono contare, mentre lividi, fratture, schiaffi, insulti o vessazioni no, a meno che la vittima non li denunci. Gli unici dati a disposizione su questo fronte sono quelli raccolti dall’Istat qualche anno fa e dicono che solo il 7,2% delle donne che subiscono violenza fa denuncia, mentre un terzo trascorre addirittura tutta la vita senza confidarsi con nessuno. Sono queste le cifre con cui dobbiamo confrontarci in Italia. Dobbiamo farlo oggi, nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ma possibilmente anche tutti gli altri giorni dell’anno.

I diritti, il rispetto, la non violenza dovrebbero essere un patrimonio condiviso, profondamente radicato nel sentire comune. Ma i numeri ci dimostrano che così non è. “Non possiamo pensare che l’unico discorso pubblico su questo tema sia quello spettacolarizzato dei media o quello criminologico delle forze dell’ordine”, dice Annarita Angelini, coordinatrice del Corso di Filosofia all’Università di Bologna. Per uscire da questo schema e contribuire a formare una sensibilità diversa, Angelini ha istituito nella sua facoltà un corso sulla violenza contro le donne che partirà a febbraio prossimo: 30 ore per 6 crediti formativi fra quelli da accumulare per conseguire la laurea di primo livello. “La riforma che ha introdotto nell’università il cosiddetto 3+2 ha creato la possibilità di insegnamenti trasversali, pensati per tutti perché considerati alla base della formazione di un buon cittadino, come l’informatica o le lingue straniere”, spiega ancora Angelini. “Il nostro corso è di questo tipo, perché pensiamo che sapere cosa siano i diritti delle persone sia altrettanto importante per la formazione di uno spirito di cittadinanza”.

L’obiettivo è stato raggiunto non senza difficoltà, prima di tutto di tipo economico, risolta grazie all’intervento di un privato, la farmaceutica MSD. Il coordinamento del corso seminariale è affidato a Valeria Babini, storica della psicologia, che dialogherà con 12 relatori, da sempre impegnati su questo fronte: da Dacia Maraini ad Adriano Prosperi, da Remo Bodei a Marianna Bolko, da Marco Balboni a Milli Virgilio. “L’emergere di un problema così drammatico nella società, come è quello della violenza contro le donne, richiede una spiegazione che tenga conto della multifattorialità delle cause e dunque di un approccio multidisciplinare dove di volta in volta siano presi in considerazione gli aspetti sociologici, psicologici e storici del fenomeno”, spiega Babini.

Alle lezioni, che metteranno ognuna in evidenza uno dei tanti aspetti di questo fenomeno, si alterneranno le visioni di alcuni film che bene hanno rappresentato, nel corso degli ultimi 50 anni, il ruolo della donna nella società. La dimensione storica, infatti, è fondamentale: “la conoscenza del progresso civile e giuridico in tema di diritti umani e di pari opportunità avvenuto nel mondo e in particolare nel nostro Paese, deve farsi consapevolezza storica, patrimonio collettivo, presente e vigile in ciascun cittadino”, conclude Babini.

Credits immagine: European Parliament/Flickr

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