Categorie: Spazio

Cosa c’era a bordo del razzo Antares

Come ha assicurato la Nasa, l’esplosione del razzo Antares di ieri non dovrebbe rappresentare un problema per l’equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale, che nei prossimi giorni riceverà nuovi rifornimenti da un veicolo dell’agenzia spaziale russa. Se gli astronauti dell’Iss possono tirare un sospiro di sollievo, per altri l’incidente rappresenta invece un problema più serio. Tra le vittime dell’esplosione c’è infatti Arkyd 3, un piccolo veicolo spaziale progettato per individuare gli asteroidi, con tre finanziatori di eccezione: il regista James Cameron, il direttore esecutivo di Google Eric Schmidt e Peter Diamandis, fondatore di X-Prize, una organizzazione no-profit che finanzia importanti scoperte scientifiche.

Il piccolo veicolo, sviluppato dall’azienda privata Planetary Resources, e’ parte di una missione più grande, che vuolesviluppare le tecnologie necessarie per arrivare un giorno ad estrarremetallipreziosi, minerali ed acquadagli asteroidi.

Arkyd 3 era lungo solo 33 centimetri e largo 10, e doveva essere portato nello spazio con il prossimo volo merci diretto alla Stazione Spaziale Internazionale, cioè il razzo Antares esploso questo mattina, assieme ai rifornimenti per l’equipaggio della stazione. L’incidente segna dunque una battuta d’arresto per il progetto di Planetary Resource, anche se probabilmente di entità contenuta. Arkyd 3 rappresentava infatti solo il primo passo della missione: la compagnia ha in programma di spendere diversi milioni di dollari per spedire in orbita 10 telescopi (chiamati Arkyd 100), con cui rilevare i segnali spettroscopici che indicano la presenza di asteroidi ricchi di metallo di passaggio nello spazio.

Una volta individuato un candidato, l’azienda prevede di lanciare un diverso veicolo, chiamato Arkyd 200, in grado di intercettare l’asteroide e di stimare l’accessibilità di metalli preziosi come oro e platino nei pressi della superficie. Infine, uno sciame di sonde robotiche, chiamate Arkyd 300s, atterrerebbero sull’asteroide e comincerebbero a raccogliere le risorse.

Per ora Planetary Resources sta ancora lavorando allo sviluppo della tecnologia necessaria per individuare gli asteroidi, che sarebbe appunto dovuta essere testata con il veicolo Arkyd 3. Il progetto della società prevedeva, in caso di test positivo, di mettere in orbita un altro prototipo l’anno prossimo, per lanciare infine il primo dei 10 Arkyd 100 nel 2016. Per ora Planetary Resource non ha ancora annunciato in che modo l’incidente influirà sulla tabella di marcia, ma di certo bisognerà attendere il prossimo prototipo (Arkyd 4?) per verificare che la tecnologia di rilevamento funzioni correttamente.

In attesa di sapere come procederà il progetto, resta comunque da stabilire se i fondamenti legali della missione sono solidi (vedi Galileo: Di chi e’ la Luna?): “I trattati e le convenzioni delle Nazioni Unite per quanto riguarda lo spazio sono in grado di gestire queste missioni commerciali,” ha commentato Richard Crowther, ingegnere capo della UK Space Agency, “Come abbiamo già visto con le missioni orbitali attorno alla Terra, si possono trovare dei modi per interpretare e implementare le leggi dello spazio nazionali e internazionali per essere al servizio degli interessi di tutte le nazioni.”

Riferimenti: Planetary Resources

Credits immagine: via Pixabay

Claudia De Luca

Dopo la laurea triennale in Fisica e Astrofisica alla Sapienza capisce che la vita da ricercatrice non fa per lei e decide di frequentare il Master in Giornalismo e Comunicazione della Scienza all'Università di Ferrara, per imparare a conciliare il suo amore per la scienza e la sua passione per la scrittura.

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